Diario di una fuorisede

Diario Fuorisede – Dopo tutto questo tempo?

“Dopo nove anni a Roma continui a considerarti fuorisede? Ormai non sei romana?”

Non è poi così facile. Innanzitutto, provate a chiedere ad un romano “Dopo quanto tempo a Roma puoi considerarti romano?”. Vi risponderanno “MAI.” Per i romani la romanità è una questione di nascita, devi nascere entro i confini del Grande Raccordo Anulare per considerarti romano. Altrimenti, sei solo un burino.

Ma poi, il fuorisedismo non è solo una condizione riservata a chi vive o lavora lontano da casa. È uno stile di vita, uno state of mind.

Non si smette mai davvero di essere fuorisede. Mi consideravo fuorisede il primo giorno, credo di esserlo ancora dopo 9 anni, lo sarò ancora anche quando avrò la residenza a Roma e probabilmente lo resterò fino alla fine dei miei giorni.

Essere fuorisede significa vivere un po’ alla buona, sapendosela cavare nelle situazioni più disparate. Chiedete a chiunque abbia fatto l’università fuorisede: vi racconterà aneddoti pazzeschi sulla vita con i coinquilini. È una condizione che ti rimane appiccicata addosso anche quando ti sei fatto una vita nella nuova città, ci hai messo radici, magari ti ci sei anche fatto una famiglia.

Quando a 19 anni vai a vivere a centinaia di chilometri da casa tua, vedi la famiglia due volte l’anno e devi imparare “le cose da adulti”… beh, quello ti cambia. Si forma uno scalino invisibile tra chi è fuorisede e chi non lo è, all’università. Dove il fuorisede va a pagare le bollette prima di andare in facoltà, torna a casa e deve prepararsi da mangiare e fare il turno di pulizia della casa. Ti fa crescere prima, e ti dà una marcia in più.

E dopo averla guadagnata, quella marcia in più, ti sembra un peccato “rinunciarci” e quindi continui a definirti fuorisede, ne fai una bandiera.

Se me lo chiedeste, probabilmente mi definirei una romana con radici pugliesi. Vivo un bellissimo rapporto di amore e odio con la mia città, come ogni romano che si rispetti; ma non so dire di no ad un piatto di orecchiette.

Posso dirmi romana perché:

-So fare la carbonara come una nativa,

-Urlo Mortacci tua al motorino che mi sorpassa da destra,

-Non importa se è la millesima volta che passo a San Pietro, mi fermo sempre per scattare una foto e godermelo,

-So quali sono gli orari migliori per imboccare il Raccordo senza rimanere bloccata.

Posso dirmi pugliese perché:

-Il cacioricotta batterà sempre il pecorino,

-Un bagno nelle acque salentine è tutta un’altra cosa,

-I modi di dire in dialetto sono decisamente più incisivi,

-Il cappuccino al bar la mattina con gli amici è una ricorrenza sacra.

Ho un’identità divisa, frammentaria, ma è quel tipo di frammentario che arricchisce. In fondo, appartengo ad una generazione che mangia sushi e beve Pumpkin Latte, sognando una proposta di matrimonio sotto la Torre Eiffel e la possibilità di partecipare al New York Comicon. Come potrebbe essere diversamente?

Mi sono sempre considerata una cittadina del mondo, e credo che questo sentimento accomuni un bel po’ di persone della mia generazione. Non mettiamo radici, ci piace sognare, viaggiare, vedere, esplorare, sappiamo vivere con poco, adattarci, arrangiarci. Volenti o nolenti, siamo un po’ tutti una generazione fuorisede. Solo che alcuni lo sono più di altri.

A volte mi manca non avere una bandiera a cui sento di appartenere del tutto. Il poter dire “Io sono questa”. Ogni volta che mi chiedono di dove sono, sento di dover in qualche modo spiegare la complessità della mia identità, perché nessuna risposta semplice mi descrive davvero. Poi mi dico che “fuorisede” è la parola che mi identifica. Con delle radici, ma continuamente in movimento. Senza una vera casa, ma sempre con uno scopo, un obiettivo, una nuova meta da esplorare.

Per qualcuno questa instabilità è insopportabile, per me è puro ossigeno.

75 pensieri su “Diario Fuorisede – Dopo tutto questo tempo?”

  1. A noi, in Italia ci dicono “ormai siete italiane” perch? abbiamo preso delle abitudini italiane pero non ? cosi semplice e credo che la differenza sia ancora pi? forte tra due nazioni diverse. Capiamo benissimo la tua esperienza da fuorisede a Roma perch? anche noi prima di venire in Italia abbiamo vissuto in diversi citt? in Francia. E comunque credo che il luogo dell’infanzia sia il luogo di cuore quindi mai si potr? cambiare 🙂

  2. Ho letto questo articolo con piacere perch? anche io sono una ?fuori sede? a Milano. Ho studiato qui quindi iniziando la vera avventura da studentessa, per poi restarci per lavoro.. ma ormai la sento casa, la citt? della mia vita, e secondo me quando senti questo non sei pi? una fuori sede 🙂

  3. Non mi sono mai veramente alloantatata tansissimo da casa (inteso come il mio paese) ma il tuo racconto mi ha dato tantissimi spunti di riflessione

  4. io riesco sempre a sentirmi a casa mia in qualsiasi posto io vada?? grazie un po alle persone che alla fine mi circondano?? o forse perch? nella vita precedente ero una girovga senza tetto?

  5. E si quando si ? fuori dalla propria citt? di origine ci si sente un p? fuori dalle proprie abitudini

  6. La mattina notizia: anche se un giorno tornerai, serena e decisa, nella tua terra di provenienza, sarai fuori sede per sempre. La buona notizia: non ? una cosa poi cos? male

  7. Non sono mai stata fuori sede, ho sempre vissuto e abitato a Milano. Chi viene da fuori Milano ? definito “giargiana” e non conoscendo abitudini e vissuto che chi sta qui da sempre sa a memoria, si nota. Si pu? essere giargiana nati qui, ma da genitori giargiana e con abitudini quindi diverse. Non mi dilungo, ma ti capisco, L’importante ? stare bene.

  8. Io vivo in Veneto da sempre, anche se ho cambiato 9 case e 9 luoghi, ? vero, viaggio e mi sposto continuamente, mi sento cittadina del mondo, sono molto diversa di chi vive nel mio paese ed ? nato qui ma l’essere “cittadina del mondo” ? una questione di testa. Conosco gente che vive all’estero da 20 anni ma ? ancora profondamente e terribilmente legata al proprio territorio, rispecchia il proprio territorio, nel bene e nel male, mi riferisco a chi si ? trasferito da adulto.
    Incontri all’estero un napoletano o un romano, e sono sempre facilmente identificabili, difficilmente diventeranno londinesi, bench? ci vivano da 10 anni.

  9. Che delusione questo articolo..mi aspettavo una carrellata di confronti tra i migliori tonni in scatola! Ogni fuorisede che si rispetti potrebbe avere una laurea ad honorem a riguardo!
    Scherzi a parte..qual ? l?orario in cui si pu? imboccare il GRA senza rimanere imbottigliati?? 🙂 🙂

    1. Sssssssh…ma sei impazzita? Non possiamo dire ai non fuorisede del tonno! Ahahaha
      Comunque per il raccordo: direzione autostrada Firenze. Nel pomeriggio. Non c?? un?anima!

  10. Leggere il tuo articolo, mi ha fatto riflettere profondamente. Io sono nata in Svizzera, ma sono cresciuta nel Lazio, ma poi ho vissuto alcuni anni in Lombardia solo per poi tornare in Svizzera e adesso la mia vita ? divisa tra Lazio e Umbria. Di dove sono?Di dove mi porta la mia valigia ogni volta.

  11. Che bello quest articolo 🙂 mi ci ritrovo tantissimo e penso che anche secondo me ? uno stile di vita… lo dico anch io

  12. Forse si smette di essere fuorisede quando ci si sente davvero a casa nella citt? adottiva, oppure come dici tu non si smette mai di esserlo… per? ? vero che essere uno studente fuorisede ti fa crescere e ti d? quella marcia in pi?!

  13. Quando sono andata a vivere in Svizzera, mi sono chiesta anch’io quanto sarei stata “l’emigrata”. La risposta ? arrivata nella mia testa improvvisamente: ho iniziato, senza accorgermene, a chiamare “casa” la Svizzera.

  14. Sono rimasta incollata al tuo post dalla prima parola all’ultima. Hai descritto cos? tante sensazioni che condivido e che sento mie, che ho i brividi 🙂 “Fuorisede is a state of mind”, potrebbe essere benissimo anche il mio motto. Ho vissuto qualche mese in Australia, un paio d’anni a Malta, mi sposto per amore da anni tra due citt? italiane che seppur vicine, richiedono quel paio di centinaia di chilometri tra andata e ritorno. E sento sempre la spinta a andare, a sperimentare, a immergermi nel mondo ancora una volta e provare le emozioni dello “straniero” una volta in pi?: expat, fuorisede, nomadi nell’anima, comunque ci si definisca, proviamo le stesse sensazioni, che ? forse difficile capire finch? non le vivi. Vivo con il trolley pronto, e ho fatto dell’instabilit? la mia stabilit?. Come dici tu, ? ossigeno puro, e non penso potrei farne a meno di questa condizione mentale 😉

      1. Io non sono stata una fuori sede, ho frequentato l’universit? a 150 km da casa, per? mentre studiavo, gestivo un ristorante e vivevo con il mio attuale marito, quindi mi alzavo al mattino con fatture e bollette. Per? tornando indietro mi sarebbe piaciuto sapere cosa vuol dire fare vita da fuorisede, ma ? andata cos? e sono felice lo stesso ?

  15. Capisco il tuo punto di vista, sono stato fuori anche io e quella che tu definisci “instabilit?” era, per me, amore per la propria terra, tant’? che sono tornato nella mia Sicilia.

    Mi piaceva fare il fuorisede. Mi ha fatto crescere tanto dandomi indipendenza e libert?. Poi per? qualcosa si ? rotto, ho cominciato a viverla differentemente.

    Dici che si ? sempre in movimento senza una vera casa. Quella casa invece la hai in ogni momento, ed ? casa tua. Quella che non ti abbandoner? mai. Una casa che nessuna esperienza di vita o lavorativa riuscir? mai a sostituire.

    1. Purtroppo non ? sempre cos? per tutti, e non tutti si trovano bene nel loro luogo d?origine… forse ? anche per questo che si diventa fuorisede

  16. io vivo all’estero da tanti anni ma da subito mi son sentita a casa anche qui, non mi sono mai sentita fuori sede.. ? un interessante punto di vista

      1. Certo! Infatti per quello mi piace leggere anche altri punti di vista

  17. Comunque hai proprio ragione, l’ universit? e chi deve farla fuori sede ? utilissima. Ci Rende un pochino pi? autonomi.

  18. Bellissimo articolo!! capisco la complessit? del discorso e da residente nei castelli romani, non sono romana neanche io nonostante sia nata a pochi chilometri! Sto fuori dal raccordooooo ?
    Mi piace la descrizione della nostra generazione che viaggia e si considera un po’ cittadino del mondo, infatti il mio pi? grande rammarico ? non aver avuto un esperienza di vissuto all’estero o in un’altra parte d’Italia. Ma non si sa mai…?

  19. ho letto con molto interesse il tuo post e capisco molto bene il tuo stato d?animo??. anche io al tuo posto mi sentirei proprio come te

  20. Ti capisco. Io sono un gradino sotto: pendolare. Da tre anni faccio ogni giorno su e gi? tra la mia Roma e un’altra regione per 5 ore di viaggio. Questo comporta non riuscire pi? a vivere la mia citt? e non vivere la citt? in cui lavoro. Essere pendolari ? essere sospesi in apnea di identitt? , essere fuori sede ? invece un grande arricchimento. Ma pe so che l’essere fuori sede o no sia uno stato d’animo, per me casa ? e sar? sempre dive sono i miei affetti, per il resto sono cittadina d’Europa.

  21. Da Romana ( nata e cresciuta a Roma ) posso darti la coccarda da Romana a tutti gli effetti!
    Mi ? piaciuto tantissimo questo articolo, sar? che sono di parte?

  22. Io non ho mai vissuto fuorisede. Purtroppo ? una di quelle esperienze che mi mancano. Per? leggendoti ho sorriso troppo. Hai ripetuto spesso che non ti senti romana nonostante siano passati 9 anni dal tuo arrivo l?, eppure ad un certo punto l’hai definita “la mia citt?”. Forse infondo sei pi? romana di quanto credi! <3

  23. Roma ? stata la prima citt? dove sono andata a vivere da sola, dopo il liceo. Ero “fuorisede”anch’io, anche se l’universit?, a cui ero iscritta, non faceva parte della mia vita quotidiana.
    Io credo che le radici siano soprattutto interiori, e certo sono anche legate al luogo dove siamo nati e soprattutto cresciuti, dove ritroviamo i nostri affetti pi? profondi.

    Ma le radici che da adulti a volte decidiamo di far crescere, trovano nutrimento laddove troviamo la spinta vitale dell’anima.

    1. Vero, alla fine il posto dove nasciamo non conta. ? dove decidiamo di vivere che ci fa mettere radici

  24. mi ? piaciuto leggere questo tuo post, io penso che sia il modo giusto per poi saper affrontare la vita di oggi

  25. Io non riuscirei mai a stare ontano dalla mia citt?, vado spesso in vacanza, ma non potrei mai trasferirmi, per?, capisco che se uno deve, non c’? scelta. Comunque Roma ? bella…

    1. Io a 19 anni non ho avuto scelta, per inseguire i miei sogni. Si stanno realizzando, ma con grossi sacrifici!

  26. Secondo me chi viene da fuori si sentir? sempre un fuori sede. Ho vissuto due anni e mezzo a Roma e ancora se mi sono ambientata subito mi sentivo comunque estranea.

  27. Credo che sentirai sempre di avere un’identit? divisa e frammentaria. Nonostante questo immagino che un giorno potrai dire di sentirti molto pi? romana. Non ti conoscono. Non so quindi se hai una famiglia e in che genere di casa vivi. Io posso solo dirti che dalla citt? mi sono spostata in un paesino e per molti anni non mi sono sentita di appartenere davvero a questa realt?, sino a quando non mi sono spostata, prendendo qui la residenza. Quando poi ? nata mia figlia, il mio senso di appartenza a questo nuovo luogo ? cresciuto ulteriormente.

    1. Sicuramente il fatto di avere degli affetti a Roma mi fa sentire romana, ma il fatto che i miei legami di sangue siano in Puglia mi tira sempre verso loro.

  28. Non si smette mai davvero di essere fuorisede… quanta verit?! Ho 37 anni e sono ancora fuori sede!

  29. Sul fatto che per i romani la romanit? ? una questione di nascita ? vero, la sentono proprio. Io per? penso che anche chi ? di Roma con tutto quello che la citt? offre considerando anche quanto ? grande, ci si sente “turisti”… Ognuno si sente come meglio si crede 🙂 – Paolo

    1. Sono d?accordo sull?essere sempre fuori sede! Io vivo a Padova da otto anni, quest?anno mi sono pure sposata con un padovano, ma quando mi chiedono da dove vieni, ci tengo sempre a specificare che sono vicentina!

  30. Concordo quello che hai scritto mi sono da poco nuovamente trasferita a Roma e mi sento come te fuori sede forse perch? mancavo da anni o forse perch? non riesco completamente ad abituarmi ai ritmi di Roma e poi mi scambiano sempre per una turista ? e sono come te una persona senza radici fisse colpa anche del lavoro che ho scelto non riesco stare fissa completamente in un posto forse c’? lo ho nel dna ?

    1. Inizio a pensare di s?, sai? Ci sono molte persone che hanno bisogno di cambiare spess e viaggiare

  31. ottimo post, mi sono sentita cosi negli anni dell’universit?, dopo diversi anni fuori sede mi sentivo ormai appartenere a quel posto e quando rientravo a casa mi sentivo quasi fuori luogo. Poi tutto cambia e si inverte

  32. Che bello questo post, mi ci ritrovo molto, sai? Da milanese, capisco il discorso sul romano che considera gli altri sempre un po’ meno romani 🙂 Per? io sono stata anche fuorisede nella mia stessa citt?, quando per qualche anno mentre studiavo sono andata a vivere in un appartamento con altre ragazze in una zona dove non avevo quasi mai messo piede. E poi anche adesso, da persona che vive all’estero e che ha cambiato un sacco di case e qualche nazione, mi sento sempre un po’ in bilico tra le varie identit? e il tuo discorso finale lo capisco moltissimo. Anzi, grazie per avermi ricordato che certe cose che a volte mettono sconforto in realt? non sono altro che l’ossigeno, il carburante che ci muove. ;*

    1. Grazie a te per avermi letto! Fa piacere sentire che questa sensazione non ? solo mia ma un po? comune a tutti!

      1. Sai che hai proprio ragione? Ormai siamo un po’ tutti dei fuorisede. L’importante, come dici tu, ? essere cittadini del mondo e non fissarsi su una determinata appartenenza geografica. Noi siamo dei vagabondi e ne siamo felici.

      2. Mi sono ritrovata nel tuo articolo. Siciliana fuori sede da 10 anni, a Roma anche io ma nella zona dei “burini”… e non mi sentir? mai romana o laziale nemmeno tra 30 anni. Non che non apprezzi il luogo, ma per me le radici sono ancora troppo salde.

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