La Sicilia è un luogo ricco di leggende e tradizioni acquisite da anni di dominazioni da altri popoli così diversi tanto simili. Arabi, fenici, greci, spagnoli che si fondono insieme per creare la cultura siciliana e i suoi simboli. Come quello delle Teste di Moro, con una storia antica che intreccia amore, passione e vendetta creando leggende attorno ai due capi di donna e uomo incoronati che abbelliscono le case dei siciliani e non solo.
Simbolo siculo per eccellenza, una coppia di Teste di Moro non è mai uguale ad un’altra. Non importa il colore o il modello; se fioriere che adornano balconi, grandi vasi o semplici ornamenti, tutte avranno in comune la corona e se volete scoprire il perché, continuate a leggere.
Chi erano i Mori
I berberi della Mauritania, l’attuale Algeria e Tunisia, di origine musulmana erano denominati mori o mauri per distinguerli dagli europei. La parola infatti serviva ad indicare l’etnia e il colore della pelle più scura dei popoli africani.
La conquista moresca in Sicilia avvenne all’inizio dell’800, quando l’isola era ancora in mano ai bizantini. Gli islamici, aiutati dai rinforzi dall’Africa e della Spagna, sbarcarono dapprima a Mazzara del Vallo fino a farsi strada a Palermo, conquistandola dopo una lunga battaglia. La città divenne così la capitale della nuova dominazione berbera.
Ancora oggi, tutta l’isola deve ringraziare per l’avvento degli arabi che non solo introdussero nuove tecniche per la pesca e strutture avanzate di ingegneria idraulica, ma grazie a loro arrivano le arance e i limoni, altro simbolo siculo. Quindi, la prossima volta che sarete in Sicilia e gusterete i succosi agrumi tipici della zona, pensate ai mori.
Inoltre, ancora oggi si può respirare la storia di quegli anni in alcune zone. Basti pensare alla Kasbah di Mazara del Vallo, unico quartiere islamico nel suo genere di tutta l’isola. Persino Trapani deve il suo periodo più prospero alla dominazione araba, risollevando le sorti della città costruendone il porto.
Teste di Moro: le tre leggende principali
Generazioni di siciliani hanno tramandato per via orale la famosa leggenda attribuita alle teste di moro. Tutte hanno in comune due giovani ragazzi: una bella fanciulla siciliana e un Moro con un segreto che vengono accesi dalla passione l’uno per l’altra. Ci sarà un fondo di verità in queste storie o servono ad alimentare la popolarità delle bellissime ceramiche sicule?
Leggenda classica
Si narra che nel quartiere al-Halisah di Palermo, oggi conosciuto come Kalsa, una bellissima fanciulla vivesse in un palazzo con un grande balcone e che ogni giorno la si potesse osservare annaffiare le sue piante. Essendo la Kalsa il fulcro della dominazione araba, tanto che l’emiro costruì qui la sua dimora; la fanciulla venne adocchiata da un moro che se ne innamorò a prima vista. Così, preso da una folle passione, l’uomo bussò alla porta della ragazza ed espresse il suo amore. Ella, affascinata dal giovane, lo fece entrare in casa e la passione tra i due prese fuoco in poco tempo.
Peccato che i giorni passavano e il moro continuava a mentire alla ragazza. L’uomo infatti non solo aveva famiglia, ma si sarebbe ricongiunto a moglie e figli in Oriente di lì a poco. Una volta che la giovane scopre la verità, inizia a tramare vendetta. Perciò, dopo una notte passata insieme, quando il bel moro si addormentò beato tra le braccia della fanciulla, lei non esitò a decapitarlo, conservandone la testa così che rimase per sempre con lei. Trasformò la testa in vaso e vi piantò del basilico che, grazie alle cure e alle lacrime amare della bella fanciulla, crebbe così rigoglioso da suscitare l’invidia delle altre donne. Iniziarono così le commissioni per gli artigiani locali di vasi testa di moro, con la speranza che anche le loro piante crescessero belle e forti come il basilico della bella giovane siciliana.
Curiosità: la pianta del basilico rappresentata l’erba dei regnanti ed ecco perché le teste di moro sono sempre rappresentate con una corona.
Leggenda romantica ma tragica
Una leggenda alternativa vede una giovane nobildonna palermitana innamorata di un bel giovane moro. Ricambiata, i due iniziarono ben presto una storia clandestina. Per via delle diverse origini sociale e razziali, i due non avrebbero dovuto farsi scoprire finché avrebbero avuto la possibilità di scappare e iniziare la loro vita insieme in un’altra città.
Fato volle che i due venissero invece scoperti dai partenti di lei che, pazzi di rabbia, decapitarono i due giovani innamorati e ne esposero le teste usandole come fioriere affinché tutti scoprissero la vergogna di quell’amore clandestino.
Ecco perché oggi, le Teste di Moro vengono acquistate in coppia, così da non allontanare mai i due giovani la cui sola colpa era amarsi.
Leggenda nel Decameron
Tutti abbiamo studiato il Decameron di Boccaccio, il libro diviso in dieci novelle, tante quante i ragazzi protagonisti che, per sfuggire alla peste, scappano nelle campagne fiorentine e, per passare il tempo, si raccontano una storia con un tema diverso ogni giorno.
Ebbene, durante la quarta giornata, viene raccontata la storia di Lisabetta di Messina, giovane di bell’aspetto che viveva con i suoi tre fratelli nonché tutori. I tre avevano terre e ricchezze, tanto da avere un giovano pisano di nome Lorenzo ai loro servigi. Lisabetta se ne era perdutamente innamorata, tanto da essere ricambiata.
I due iniziarono una storia d’amore clandestina, seppur brevissima. Infatti, i fratelli della giovane saputa la notte passata insieme dai due, con una scusa portarono il pisano fuori città dove, giunta la sera, lo uccisero. Tornati a Messina, raccontarono che Lorenzo si sarebbe trattenuto fuori per degli affari.
Eppure, le giornate andavano e nessuna notizia arrivava dal ragazzo tanto che Lisabetta iniziò a preoccuparsi e fare domande ai congiunti senza mai essere ascoltata. Una notte però, Lorenzo le venne in sogno raccontandole ciò che era accaduto. L’indomani, la ragazza parte per ritrovare il corpo dell’amato e decapitarlo, così da ricongiungersi con la sua testa che, prontamente nasconde in un vaso piantando del basilico. Iniziò a stare sempre vicino al vaso, abbracciandolo, baciandolo e piangendo finché i fratelli non si insospettirono.
Una sera, presero il vaso dalla camera della sorella, scoprendone il contenuto. Orripilati, portarono la testa fuori città, la seppellirono e partirono per Napoli troncando ogni affare nella loro città natia. Lisabetta, rimasta a Messina, continuò a chiedere del suo amato vaso e a piangere finché di dolore non morì.
Ah, chi fu mai il malefico cristiano
che mi rubò quel vaso
del basilico amato siciliano
– Decameron, Giovanni Boccaccio
Dove acquistare le Teste di Moro
Come abbiamo letto, le leggende si basano a Palermo, ma la tradizione delle Teste di Moro si amplia a tutta la Sicilia dove è possibile acquistarle in qualsiasi bottega artigianale. Qualsiasi dimensione, colore, fantasia prende vita dalla mente degli artigiani locali che ne modellano la forma arricchendole spesso con limoni e piante di fichi. Immancabili le corone e i turbanti tipici arabi. Le più tradizionali sono la giovane fanciulla siciliana dalla pelle bianca e il giovane moro con la carnagione scurissima e gli occhi penetranti. Sempre meno di frequente però si trovano i mori scuri, rimpiazzati invece dalla testa di giovani bianchi dai lineamenti duri e i capelli scuri.
Le più belle Teste di Moro possono essere acquistate nella patria della ceramica: Caltagirone. Sotto la dominazione araba prendeva il nome di Qal’at al Ghiran, Fortezza dei Vasi, ed è tuttora il regno dei mastri artigiani siciliani. Gli arabi insegnarono loro la tecnica della smaltatura e l’arte della maiolica con motivi moreschi e colori tradizionali come il blu, il verde ed il giallo ancora oggi tramandati in tutta l’isola.
Quanto costano i pezzi di artigianato
Trattandosi di ceramica, i costi non sono proprio economici per un pezzo di artigianato. La fascia media a Caltagirone per la coppia di teste di aggira attorno ai 300-500€ per delle medie dimensioni. Più grande ed elaborate sono le opere, più il valore sale.
Ciò non vuol dire che non sia possibile portarsi a casa il simbolo siciliano per eccellenza. Semplicemente bisogno trovare un compromesso. Perché quindi non decidere di acquistare la saliera e pepiera a forma di teste di moro? O magari delle calamite o degli orecchini? Altrimenti, ridurre le dimensioni aiuta parecchio con il costo.
Le mie, che sono davvero di pochi centimetri, le trovai in un negozio di souvenir a Trapani per 20€ la coppia nel 2020. Oggi le stesse, fatte comunque a mano a Caltagirone, costano 27€ e potete trovarle in vendita qui.
Altri simboli della Sicilia
Ho già citato le maioliche, bellissime piastrelle ormate da colori brillanti e lucidi che impreziosiscono gli interni delle case così come gli esterni e sono vendite anche come ornamenti da esporre. Però un altro simbolo famoso, sempre in ceramica è la pigna. Anch’essa dai colori tipici moreschi, giallo, verde e blu, è simbolo di prosperità e fortuna. Nessuna leggenda per questo ninnolo che viene spesso regalato durante inaugurazioni, matrimoni e acquisti di immobili.
E come non citare il mitico carretto siciliano tra i simboli dell’isola? Mezzo di traporto ma anche simbolo pieno di cristianità, visto che i siciliani dipingevano varie effigie di santi sui loro carretti, affinché venissero protetti durante i loro viaggi. Spesso, si trova anche solo la ruota a simboleggiare tutto il carretto. In ceramica, come gioiello o ancora in legno a adornare agriturismi e bagli.
Altro simbolo è il fico d’india a cui sono attribuite due leggende: una cristiana e una popolare. La prima vede i Turchi potare i frutti in Sicilia, pur sapendo delle loro proprietà velenose, così da sconfiggere ed uccidere il popolo siciliano. Il buon Dio però, che amava il suo popolo, rese i frutti dolcissimi prima che i siciliani li mettessero in bocca così da salvarli da morte certa. La leggenda popolare invece vuole che questi frutti, così poveri e pieni di spine, venissero puliti e fatti mangiare ai contadini prima della vendemmia affinché i padroni non venissero derubati dell’uva durante la vendemmia.
Potrei citare anche i limoni e le zagare tra i tanti simboli, ma anche essi derivano proprio dai Mori e la loro conquista dell’isola. Gli arabi hanno lasciato un patrimonio culturale non indifferente che hanno reso i siciliani e la Sicilia ciò che sono oggi.
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Classe 1990, viaggiatrice entusiasta, appassionata di fotografia, siciliana ed expat in UK dal 2014. Ti racconto dei miei viaggi in coppia, dei luoghi della mia terra e di come riuscire a vivere una vita da expat senza perdere la testa.
A me non erano mai piaciute queste teste di ceramica, mi sembravano vecchie e brutte, fino a che non mi hanno raccontato la storia e allora anche le teste in sè, colorate e particolari hanno cominciato a piacermi davvero molto.
Grazie per i tuoi racconti
Veronica che belle e interessanti queste leggemde sulle teste di moro, quella della pianta del basilico è un poco macabra, mai mentire a una donna siciliana !
Vero, siamo molto vendicative!
Un articolo davvero interessante, non sapevo nulla sulle teste di Moro e delle tre leggende
Non conoscevo la storia delle bellissime teste siciliane, fantastica scoperta, anche perchè ci sono diverse versioni e mi piacciono tutte. Certo che la decapitazione andava di moda a quel tempo…
Belle le teste di moro!! Ho letto con molto interesse le 3 leggende perché non ne ero a conoscenza. Mi è piaciuto il tuo racconto, la prossima volta che vado in Sicilia osserverò le teste di moro con altri occhi.
Insieme alla pigna le teste di moro sono davvero un simbolo della Sicilia e della sicilianità! Sono ovunque, in ogni bottega, ogni ristorante, ogni ufficio persino! Ricordo di aver chiesto del loro significato a Caltagirone, mi rimase molto impressa la storia!
Verissimo, le trovi ovunque ed in tutta la Sicilia, nelle case non mancano quasi mai neanche.
Sono appassionate di Ceramiche e nel mio recente viaggio a Palermo non ho potuto fare a meno di acquistare una testa di moro. Non conoscevo le varie leggente legate a questo oggetto!
Sono stata a Caltagirone e ovviamente non ho resistito dall’ acquistare qualche souvenir tipico, tra cui proprio due teste di Moro. L’artigianato locale su di me ha un fascino irresistibile.
Caltagirone è il borgo per eccellenza dell’artigianato siciliano!
Siamo stati in Sicilia qualche estate fa e siamo rimasti estasiati da questi meravigliosi oggetti d’artigianato, che sono presenti in ogni dove. Ci siamo incuriositi e abbiamo cercato il loro significato, ma la tua spiegazione è più approfondita e puntuale.
E’ così bello scoprire le leggende e le tradizioni del nostro Paese!!!
Sono tornata proprio la settimana scorsa dalla Sicilia e non ti dico con quante teste di moro sono tornata a casa, di ogni dimensione e colore. Io le ho sempre adorate, come i pumi pugliesi. Sono meravigliosi elementi di arredo e ottime idee regalo.
Hai fatto benissimo ad acquistarle, un ricordo bellissimo del tuo viaggio!
Immaginavo che le teste di Moro fossero legate alla dominazione araba, ma ignoravo che in realtà nascondevano leggende d’amore tra etnie diverse. A me piacciono parecchio, infatti ho sempre pensato di acquistarne. Aspetto un viaggio in Sicilia per farlo.
Non conoscevo mica le diverse leggende delle teste di moro, un articolo che ho trovato proprio interessante!
Tutte e tre le leggende sono terribilmente tragiche e anche un pò inquietanti però io adoro le teste di moro! Me ne sono perdutamente innamorata a Noto, ho desistito per via del prezzo e alla fine ne ho comprata una in una versione un pò moderna, nera e gialla. Adesso mi manca il compagno… non vorrei mai separare gli innamorati!
Urge un altro viaggio in Sicilia per comprare il compagno!