Manuali di sopravvivenza

Sopravvivere a 5 giorni di Lucca

DISCLAIMER: I manuali di sopravvivenza sono volutamente ironici e sopra le righe. Non vanno presi (troppo) sul serio.

Mentre leggi questo Manuale di Sopravvivenza, la tua cara Rainbowsplash sta facendo la valigia per andare al suo quinto Lucca Comics da autrice di fumetto. Non importa che tu sia nerd o non abbia mai aperto un manga in vita tua: sicuramente conosci la fiera di Lucca. Ma non sai come se la vive chi ci lavora. Serve un manuale per sopravvivere.

Arrivo

L’autore arriva a Lucca con una valigia del peso medio di 214kg, visto che starà fuori una settimana. Nel caso dei disegnatori, che devono portarsi dietro anche portfolio e artiglieria pesante, il peso può triplicare. La valigia dell’autore pesa così tanto non solo perché si deve portare dietro i vestiti per una settimana, ovviamente. Ma perché in base al tipo di alloggio può dover includere brandine, sacchi a pelo e lenzuola. L’arte di arrangiarsi durante la fiera raggiunge livelli mai visti. Nelle case di Lucca si possono trovare fino a 22 esemplari di fumettista selvatico, che per i 5 giorni della fiera saranno migliori amici, salvo poi smettere di sentirsi la domenica sera.

Giorno 1

È il giorno in cui l’autore è  pieno di energie e buoni propositi. Gira per la fiera tranquillo, parla con colleghi e amici, riesce persino a pranzare e cenare a orari quasi decenti. È il giorno in cui si dice che “Lucca non è poi così male dai”. Preso dalla voglia di socialità, decide di fare serata. Torna a casa alle 3.34, sapendo benissimo di avere la sveglia alle 6.30.

Giorno 2

Grazie all’adrenalina, la sveglia alle 6.30 non è un problema. Dopo una decina di caffè l’autore riprende il suo tour fieristico col sorriso e le occhiaie. Vorrebbe farsi un’ora di fila al padiglione Nintendo ma non può perché ha un firmacopie coi fan. Deluso, si promette di riprovarci nei giorni successivi. A pranzo prende un tramezzino discutibile, mezzo vuoto e pagato 14€, dicendosi che recupererà a cena. Allo stand aggiunge calorie grazie a patatine e biscotti gentilmente offerti dai colleghi. Nota a margine: in ogni stand che ospita almeno due fumettisti almeno uno sarà celiaco/intollerante al lattosio/allergico alle arachidi. Dopo una giornata di firme e sorrisi, l’autore riesce a imbucarsi non sa nemmeno come ad una cena di un editore per cui nemmeno lavora. Si ritrova seduto ad un tavolo da 100, a parlare con persone mai viste prima. Riesce a socializzare con un paio di vicini di tavolo, con cui fa serata rientrando alle 2, perché si era ripromesso di recuperare un po’ di sonno.

Giorno 3

Le occhiaie aumentano un po’, ma fanno il paio con il cielo grigio e la pioggia su Lucca. Ottimisticamente, l’autore riuscirà a farsi una mezz’ora di sonno allo stand, nascondendosi tra i cartoni dei fumetti. Tutti intorno a lui parlano del fighissimo padiglione Nintendo, che lui non ha ancora visto. Diventa dipendente dalla caffeina, che rimedia nell’area Pro. Magari azzarda a fare qualche colloquio di lavoro, portandosi dietro un portfolio vecchio di almeno tre anni. All’editor racconta di essere bravissimo a lavorare sotto pressione (falso), di avere già esperienza nel campo in cui si sta proponendo (falsissimo) e di essere pronto a iniziare dalla settimana successiva (falso che più falso non si può). La sera attacca a parlare con qualche autore della casa editrice per cui vorrebbe lavorare, sperando che dove non è arrivato il colloquio possa arrivare la cara vecchia raccomandazione all’italiana. Per mantenere i rapporti sociali, rientra a casa all’alba.

Giorno 4

È il giorno in cui l’autore si accorge di avere febbre/tosse/mal di gola. Fuori diluvia e lui decide di ripararsi allo stand, al bar o alle mostre. Somiglia sempre meno a un essere umano e Sempre più a un procione. Ha preso appuntamento con un paio di amici, ma i telefoni non prendono e non sa quando e come arriveranno. Decide di andarli a cercare partendo da una passeggiata sulle Mura. Qui, con i neuroni mezzi scollegati dalla mancanza di sonno e di cibo (ha mangiato l’ultima volta la mattina precedente) inizia a fare spese folli e prive di criterio. Tornerà a casa con un frullatore di One Piece. Saltata ogni regola, mangia patatine e pan di stelle alle 4 di pomeriggio idratandosi con le sue stesse lacrime.

Giorno 5

Non è nemmeno tornato a casa la notte. Riconosci gli autori perché il quinto giorno di Lucca non sono più esseri umani, ma cosplayer di zombie. Ha dormito da un amico che aveva un materassino da palestra buttato a terra in un supermercato. L’unica cosa che lo tiene in piedi è la consapevolezza che la fiera sia finita. Alle 20 stappa lo spumante e si promette di fare meglio l’anno successivo. Non ha mai visto il padiglione Nintendo, non si ricorda i nomi di nessuna delle persone che ha conosciuto, inspiegabilmente la sua valigia pesa il doppio dell’andata.

Partenza

Abbracci, sorrisi, un “non perdiamoci di vista” con i compagni di casa. La valigia viene trascinata fino alla stazione dove dovrà combattere per salire su un treno stipato di altre povere vittime come lui. Dormirà tutto il tempo nel viaggio di ritorno a casa. Dormirà per i successivi due giorni. Quando scoprirà il lavoro arretrato che si è lasciato indietro, si maledirà.

4 pensieri su “Sopravvivere a 5 giorni di Lucca”

  1. Quindici anni in stand. Quindici.
    Posso giurarti che una volta usciti dalla schiavitù degli stand la fiera non è più così male… E’ PEGGIO!
    Pensa solo al fatto che sarai lì ‘in vacanza’ e quindi avrai tempo per fare la fila al padiglione Nintendo. Non conta che tu sia tornata da Tokyo da una settimana e abbia ormai pure le mutande firmate Nintendo perchè il nume tutelare dello shopping compulsivo ti colpirà e tu dovrai per forza comprare la saliera a forma di funghetto. Sarà un imperativo biologico a cui non potrai dire no!
    Poi vedrai tutto il resto…

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