Diario di una fuorisede

La convivenza nel bilocale

Se ti sei perso l’episodio di precedente, puoi recuperarlo qui.

Quando lavori da casa, sai benissimo quanto siano importanti gli spazi vitali. E te lo dice una Rainbowsplash che scrive i propri articoli sul tavolo della cucina.

Non credevo che la convivenza facesse per me. Sono sempre stata molto legata alla mia indipendenza, alle mie cose e ai miei spazi. E invece da un anno e mezzo condivido un bilocale in provincia col mio compagno. L’appartamento l’aveva preso in affitto lui un po’ di anni fa, e io mi ci sono semplicemente infilata quando il mio ex proprietario di casa ha messo in vendita l’appartamento con me dentro.

Visto che l’appartamento dove viviamo raggiunge a malapena i 50 metri quadri, più di metà della mia roba è ancora impacchettata negli scatoloni e sapientemente sistemata in cantina. Ogni volta che ci penso mi prende un po’ male e vorrei spostarmi il prima possibile in una casa più grande, ma poi mi ricordo che viviamo qui perché al momento non possiamo permetterci di meglio.

Mi rendo conto che la nostra situazione non è di certo unica al mondo, anzi. In Italia sono in tantissimi a vivere in spazi sacrificati, per mancanza di fondi. E soprattutto, col passare degli anni le case si sono sempre fatte più piccole. Nelle nuove costruzioni riescono a infilare 12 stanze in spazi da 70 metri quadri. Praticamente ogni stanza è un loculo. Per una cresciuta al sud come me, dove sotto i 120 metri quadri si parla di monolocale, adattarsi è impossibile.

Speculazioni edilizie a parte, devo dire che la convivenza ha tirato fuori delle perle che non mi sarei mai aspettata. Sulla libreria che prima il mio compagno riempiva di testi sulla politica, ora ci sono anche un sacco di fumetti. Accanto ai suoi souvenir di viaggi ci sono i miei set Lego. I muri sono tappezzati dalle foto che ha scattato negli anni, e qui e lì ci sono infilate le tavole a fumetti. C’è una Pokeball appoggiata ad un bellissimo libro sui Pink Floyd.

Nonostante più di metà della mia roba sia ancora negli scatoloni, questa casa urla Rainbowsplash da tutti i pori. Per dire, in camera da letto c’è la mia prepotentissima cassettiera del makeup che contiene tutte le chicche che vi faccio scoprire di mese in mese. 

Quando mi guardo intorno, penso a quanto la convivenza abbia ridimensionato il mio gigantesco ego, costringendomi ai compromessi con l’altra persona. Non potevo di certo buttare le sue cose fuori dalla finestra (anche se forse…). 

Credo che il nostro appartamento sia il racconto perfetto della coppia che siamo. Le nostre cose restano ben distinguibili, come le nostre identità come persone singole. Nessuno, entrando in questa casa, potrebbe mai pensare che l’unicorno che si illumina al buio è del mio compagno. Eppure, quegli oggetti così diversi e assurdi se ne stanno l’uno accanto all’altro. Creando qualcosa di nuovo, unico e stravagante. Che più o meno è la mia idea di relazione. Siamo due persone diverse e manteniamo la nostra identità, ma poi esiste una terza identità che è quella data dalla coppia. 

Certo, un po’ mi fa ridere vedere i peluche degli Happy Meal appoggiati a libri di geopolitica. Però mi rendo conto che quando vivevo da sola quei peluche erano appoggiati ad altri peluche, e si perdevano nel mucchio. Avevo un divano solo per accumulare tutti i miei pupazzetti. Nella nuova casa, invece, proprio perché sono appoggiati a libri che non c’entrano nulla con loro, risaltano ed è impossibile non vederli.

Non so se questo sia il modo giusto per avviare una convivenza, anzi. Non credo nemmeno che esista un modo giusto per convivere, credo che ognuno di noi trovi il proprio equilibrio nel bene e nel male. Tipo io da quando ho iniziato a convivere ho perso l’abitudine di portarmi dietro le chiavi di casa quando esco (male, malissimo) ma ho preso l’abitudine di essere molto più ordinata (bene). Non so cosa il mio compagno stia imparando dalla convivenza. Probabilmente sta imparando che ha fatto un enorme errore. 

Sarà che mi ha raccolto perché anche lui viene da una famiglia fuorisede. Ma questa, come sempre, ve la racconto un’altra volta.

17 pensieri su “La convivenza nel bilocale”

  1. In italia io e Mauro abitavamo in una casa molto molto grande, invece a bali abbiamo circa 65 mq e siamo riusciti a farceli bastare, roba mia o sua e chi lo capisce più, sicuramente lo spazio nell’armadio è molto più mio.

    1. Pensa che qui è al contrario! Io ho solo un cassetto, il resto dell’armadio è tutto del mio ragazzo ahahah che si ostina a conservare qualsiasi cosa, io invece periodicamente tolgo le cose che non indosso più, quindi ne ho molte meno!

  2. Io attualmente vivo con il mio compagno in una casa che avevo comprato per me, i primi tempi in cui noi due stavamo insieme e lui viveva da tutt’altra parte. Quando lui è venuto a vivere a casa mia, si è inserito abbastanza tranquillamente nel mio “ordine” e tuttora ci troviamo abbastanza bene. L’unico problema è che io continuo a comprare libri e non sappiamo più dove metterli

  3. Casa mia credo rispecchi il fatto che con mio marito condividiamo molte passioni quindi le proprietà si mischiano confondendosi, in più nel compare la nostra casa il nostro primo pensiero fu che fosse abbastanza grande da contenere tutte le nostre collezioni (e mio marito colleziona action figure quindi ha bisogno di spazio). Ma credo di riuscire a immaginare quel patchwork che è diventata la tua casa e l’idea mi piace tantissimo.

    1. Quando compreremo casa, a noi come minimo servirà una stanza solo per tutte le passioni e gadget ahahah

  4. La convivenza attuale la sto vivendo molto bene, a differenza del passato, dove non mi sentivo a mio agio. Ora, la nostra stanza è praticamente invasa dalle mie cose, o meglio, da oggetti che condividiamo, ma quello che salta più all’occhio è sicuramente il mio angolo nerd e i libri sparsi ovunque. Il bello di avere passioni in comune è che aiuta tanto, anche se ognuno ha il suo spazio e non siamo sempre incollati l’uno all’altro. Quando non sono a casa, però, sente la mia mancanza in modo assurdo, come se fossi via da mesi! Ahah!

    1. Il bello di essere nerd è che è una passione che arreda casa ahahah io ogni volta che torno da qualche fiera mi porto dietro nuova roba da infilare negli angoli più disparati

  5. Io e il mio compagno abbiamo vissuto la stessa situazione ma al contrario: nel 2018 io avevo preso casa in affitto, un bilocale di 40 mq al terzo piano senza ascensore di una palazzina fuori dal centro della città. Nel 2019 si è poi trasferito da me Gabriele da Bologna ed è iniziata la nostra convivenza: gli spazi erano stretti, l’affitto alto, la voglia di cambiare tanta. Ora ringrazio i 135 mq dove stiamo che finalmente chiamiamo Casa Nostra.

  6. Che divertente e sincero racconto! La tua avventura nel bilocale mi ha fatto ridere e riflettere su quanto le piccole cose della convivenza possano trasformarsi in grandi lezioni di vita.

    Mi sono immaginato il tuo compagno che, da esperto di politica, ora si ritrova a discutere di geopolitica con un peluche degli Happy Meal come pubblico d’onore! E chi avrebbe pensato che i set Lego e i fumetti sarebbero diventati parte integrante della vostra libreria “seria”?

  7. Ogni casa racconta di chi la abita ed è questo il bello. La tua racconta di te e anche del tuo compagno e soprattutto racconta delle vostre diversità che riescono ad amalgamarsi e a creare un uno, la coppia. La convivenza non è mai facile, ma con un pò di spirito ci si può adeguare

  8. Credo che sia importante trovare un equilibrio. Io convivo da 24 anni, e inizialmente avevamo una casa molto piccola. Spesso penso che se abbiamo passato indenni il lockdown niente più ci può separare!

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