Diario di una fuorisede

Diario Fuorisede- Gli attacchi d’ansia

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Se cercate sul dizionario “persona assolutamente incapace di gestire gli imprevisti” probabilmente vi troverete davanti una mia foto.

Lo so, gli imprevisti non piacciono a nessuno, sono una seccatura e di solito facciamo di tutto per evitarli e fare in modo ce le cose vadano come abbiamo programmato. Nel mio caso però, l’arrivo dell’ imprevisto non è solo una seccatura che mi fa sbuffare per qualche secondo. È un gigantesco pulsante rosso nel cervello che viene premuto e inizia a suonare come una sirena, ossessivamente, fino a farmi perdere lucidità. E questo succede perché sono ansiosa. Molto ansiosa. Troppo ansiosa, maledetta io.

Non so quanti di voi abbiano avuto la sfortuna di inciampare, nel corso delle loro vite, in un infarto. Spero pochi o nessuno. Nel caso, sappiate che a livello fisico i sintomi dell’infarto e quelli dell’attacco d’ansia sono quasi indistinguibili. Anzi, nel mio caso qualche medico li ha pure confusi e mi ha detto che sarei morta da lì a breve. Immaginate la gioia di vivere in un corpo che ti manda finti infarti quando sei agitato.

Negli anni ho iniziato un percorso di psicoterapia, anche se l’ansia per me continua ad essere quell’ex compagna di liceo seccante che di tanto in tanto, dal nulla, ti scrive su Messenger chiedendoti di uscire perché vuole parlarti dei prodotti Herbalife che sta vendendo. Le cose per me sono molto migliorate col tempo, ho imparato a riconoscere gli attacchi d’ansia e sapere quando stanno arrivando, vivermeli con serenità e lasciarli andare via quando sono finiti.

Solo che, quando sei fuorisede in una grande città dove alla gente importa davvero pochissimo di te e a malapena ti guarda quando sei in giro, avere un attacco d’ansia non è sempre il massimo della vita. La vita fuorisede mi ha insegnato due preziose lezioni sull’ansia, quasi diametralmente opposte: a stare ferma e a chiedere aiuto.

A volte i miei attacchi d’ansia sono così forti da farmi brutti scherzi con la pressione, per cui se mi alzo in piedi all’improvviso rischio di svenire. Una volta, mi è preso un pesante attacco d’ansia in treno. Ogni fibra del mio corpo mi diceva di alzarmi e scendere, ma sapevo che se mi fossi alzata sarei svenuta. Quindi me ne sono rimasta ferma al posto, ignorando i campanelli d’allarme nella mia testa che mi dicevano di uscire a prendere aria. Me ne sono rimasta seduta, gli occhi chiusi, cercando di regolare il respiro e dicendo a me stessa che presto sarebbe passato, che ogni tanto il mio corpo fa così. E in effetti, nel giro di qualche minuto era tutto finito.

In altri casi, mi aiuta tantissimo dire alle persone intorno a me che soffro di attacchi d’ansia. Nel momento in cui lo dico a qualcuno è come se quel mostro dentro di me smettesse di lottare e graffiare, e si facesse pian piano più piccolo e meno pericoloso. Perché nel momento in cui lo dico a qualcuno so che sto per ricevere aiuto, che le persone intorno a me mi stanno guardando  per assicurarsi che io stia bene, e mi sento meno sola. Per di più, questo mi ha permesso di parlare con moltissime persone che soffrono di attacchi d’ansia proprio come me, e di scoprire che si tratta di un fenomeno più diffuso di quello che pensavo.

Siamo un’enorme famiglia di persone che si monitorano quasi inconsciamente battito cardiaco e respiro, sanno quando sta arrivando il mostro e sanno che il mostro passa, devasta e se ne va senza nemmeno degnarti di uno sguardo. E se gli attacchi d’ansia sono brutti per chi li subisce, immagino quanto siano tremendi da guardare per le persone che ci stanno accanto. La prima volta che mia madre mi ha vista in preda ad un attacco d’ansia, ho visto del vero terrore nei suoi occhi. Chissà cosa deve aver visto lei, mentre la sua secondogenita faticava cercando di portare aria a dei polmoni che si rifiutavano categoricamente di espandersi.

Gli attacchi d’ansia sono una brutta bestia, e anche quando inizi il percorso di terapia non è sempre lineare, a volte si torna indietro e il mostro torna a fare TOC TOC e premere quel gigantesco bottone rosso nella testa. 

Gli attacchi d’ansia sono terrificanti, sì. Nel mio caso, però, mai quanto I TRASLOCHI. Ma questa, come sempre, ve la racconto un’altra volta.

10 pensieri su “Diario Fuorisede- Gli attacchi d’ansia”

  1. Mannaggia mi dispiace, deve essere molto brutto e debilitante, sono fortunata perché non conosco gli attacchi d’ansia ma lo stress da trasloco lo conosco molto bene.

  2. Deve essere davvero dura soffrire perennemente di questi attacchi d’ansia! Ora non so se attacchi d’ansia ed attacchi di panico son la stessa cosa ma io, purtroppo, a volte vengono colpita proprio da questi attacchi di panico. In passato erano molto frequenti, la mia vita era un disastro, fatta di stress repentino! Non è facile gestire questi attacchi, perciò ti capisco

  3. Stai parlando più che altro degli “attacchi di panico” immagino. Anche se in molti non lo direbbero, beh, sono state le mie “brutte bestie” fino a poco tempo fa. Ne sono uscita solo grazie al supporto di infinite sedute di psicoterapia e al lavoro costante che ho imparato su di me nel controllarle!

    Non bisogna avere timore a rivolgersi ad uno psicologo, perchè facendolo, già la metà dei problemi, la cosiddetta “presa di coscienza personale”, è indizio che sei sulla strada giusta!

  4. Mia cara anche io faccio parte di questa grande famiglia e per giunta soffro pure di cuore quindi so benissimo che cosa si prova. La psicoterapia aiuta molto e parlarne è la cosa migliore: l’ansia è, come dici tu, qualcosa che ogni tanto salta fuori e se siamo stressati è ancora peggio. Mi auguro che piano piano possa migliorare questa condizione e che tu riesca a trovare più possibile serenità.

  5. Io per un breve periodo ho sofferto di attacchi di panico. Le crisi a volte mi facevano scendere dall’auto all’improvviso per mancanza d’aria, facendomi trovare in piedi nel caos del traffico cittadino. Il delirio. Quindi capisco perfettamente come ti senti. Io ho lavorato molto su me stessa, in totale autonomia, e sono riuscita a guarire da sola.

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