Trovi la puntata precedente del mio diario fuorisede QUI.
Una delle cose che mi mancano di più del vivere al sud è quella malsana cultura del caffè per cui, a partire dai 14 anni, il fabbisogno di una persona include 2000 calorie circa e 2000 caffè, in un metabolismo perfettamente bilanciato. Quando sono al paese, ogni mattina esco con mia madre alle 9 circa, per andare a fare delle commissioni. Dalle 9 alle 11 prendiamo almeno 4 cappuccini, con una metodologia studiatissima.
Andiamo al bar, prendiamo un cappuccino, usciamo dal bar. Chiama mia sorella, ci dice che sta venendo al bar, rientriamo e prendiamo il secondo. Usciamo e incrociamo un amico. Rientriamo nel bar, terzo cappuccino e poi fuori. Finalmente approdiamo al luogo in cui dovevamo andare alle nove. Tipo, la banca. Ma lì becchiamo l’impiegato che ci conosce da una vita e indovinate? Ci offre un caffè. Il risultato è che poi condensiamo 4 ore di impegni in un’ora, di corsa frenetica. E magari riusciamo anche a ritagliarci cinque minuti per salutare l’amica che ha un negozio lì vicino. E indovinate? Un altro caffè.
Quando rientro a casa alle 13, ho già la tachicardia, ma la parte peggiore è che una volta smaltita la botta di caffeina vado in coma. E quindi dopo pranzo mi serve un altro caffè, poi uno a metà pomeriggio, solo per tenermi viva.
A Roma prendo un solo caffè al giorno, la mattina, nel latte, e faccio il triplo delle cose che faccio in paese. Sto una favola. Qualche volta mi capita di vedere gli amici la mattina al bar per una chiacchiera. Ma è una cosa sporadica, capiterà 5-6 volte in un anno. Non c’è la cultura dell’andare al bar a prendersi un caffè. (Qui qualcuno potrebbe commentare “Questo perché al sud non avete la cultura del lavoro e state tutto il tempo al bar. Ma vi sbagliate. Perché chi vive al sud calcola la sua giornata lavorativa al netto dei caffè, li tiene già in considerazione prima di uscire di casa.).
Qualche volta, dopo una serata al pub, smaltita la birra, finiamo al bar a prenderci un pezzo di torta e un caffè. Tutto qui. Da quando lavoro in redazione mi capita di andare a prendere un caffè coi colleghi. Caffè che dura cinque minuti. Si entra al bar, si prende il caffè, si beve, si paga, si esce. Tutto qui.
Quello che mi manca, però, non sono le 3298463 unità di caffeina per mg di sangue. È tutta quella cultura del caffè, della chiacchiera al bar, della lotta per pagare. Sapete quanto è difficile per un terrone farsi offrire qualcosa? Oppure pagare alla romana? Ogni volta provo ad offrire qualcosa e invece alla fine si opta per dividere alla romana, una parte di me muore. Riesco ad offrire qualcosa solo in occasione del mio compleanno (ALLELUJA). Perdonatemi. Dovete capire che per noi è un rito, da noi non esiste il “Io ho preso caffè e cornetto vegano con crema a parte”, esiste che uno di noi, a turno, tira fuori la 50€ e paga. Facciamo schifo in matematica. “Eh ma mica tutti possono permettersi di pagare per tutti”. Perché, secondo voi ci mettiamo a fare le pulci su chi ha pagato cosa quante volte?
E poi la cultura del caffè al sud mica è solo questo. “Ci prendiamo un caffè?” Non è solo una frase casuale, ma nasconde un mondo. Perché non vi obblighiamo mica a prendere il caffè. Prendetevi un tè, un succo di frutta, un bicchiere d’acqua. Non è la bibita che conta. Quello che conta sono i minuti, preziosi, che ci si ritaglia per stare insieme ad una persona.
“Ci prendiamo un caffè?” Lo dici all’amico che si è appena lasciato con la ragazza. E significa “Sono qui per te, sfogati pure”. È un modo informale di dire a qualcuno che gli si vuole bene, che si apprezza la sua compagnia e che si trova il tempo per stare con lui anche nel bel mezzo di una giornata frenetica. Non inviti qualcuno che ti sta sulle balle a prendere il caffè. Inviti solo le persone con cui ti trovi bene, usando la scusa di quel ritaglio di tempo per parlare con loro. Un caffè non è mica solo un caffè, sapete?
Quel momento al bar per me è casa. Mezz’ora in cui mi sbafo un cornetto, bevo un caffè, chiacchiero con chi ho di fronte, prima di rimettermi in marcia e vivere la mia giornata a mille. Ma in quel momento, sono libera. Ed è bellissimo, per questo ci sono tanto legata. Quindi, se mi beccate per strada, PLIS, andiamoci a prendere un caffè. GRAZIE. Ma attenzione, perché se quel giorno mi arriva il pacco da giù devo rimandare, e non posso uscire di casa. Ma di questo, come sempre, parleremo un’altra volta.
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Ciao, sono Rainbowsplash, e mi definisco “un gavettone di colori”: mille passioni, mille cose da fare (sempre in zero tempo) e un sacco di buonumore. Scrivo per passione e per professione. Qui sul blog trovate le mie avventure da fuorisede, i miei consigli a tema beauty e i miei manuali semiseri di sopravvivenza. L’ho già detto che ho mille hobby?
Non sono del Sud ma anche io non posso vivere senza caffè e anche io se invito qualcuno a colazione mi aspetto di solito che a turno uno di noi paghi all’altro! Ci sta tutto, ti capisco 🙂 non sempre succede ma quando succede a me fa tanto piacere in tutti i casi!
Sono tradizioni che ci fanno bene!
Io bevo diversi caffè al giorno, soprattutto in ufficio dove il caffè è il momento di pausa e di condivisione di ansie e/o di gioie. Non seguo un vero e proprio rito del caffè, ma in effetti io ne vengo dal Nord Italia e anzi ho questo ricordo drammatico: i primi tempi in cui lavoravo (a Bordighera, Liguria) il mio capo aveva l’abitudine di andare al bar prendere il caffè e offrirmelo. Solo che lui ingurgitava la tazzina in men che non si dica,mentre io non riesco a bere il caffè bollente, ho bisogno di tempo! Un incubo, guarda…
Ahahah idem, io ho bisogno che si raffreddi un po’, al massimo ci aggiungo del latte freddo per stemperare
Sai che anche io, quando sono a casa, ho un rito del caffè: mia mamma me lo porta a letto la mattina e poi rimane lì con me a berlo, e nel mentre chiacchieriamo, raccontandoci i programmi della giornata.
Ora che sono in Svizzera, dove vivo con il mio fidanzato, è lui che me lo porta 🙂
Comunque bevi un sacco di caffè!! Io mi limito a due: uno alla mattina e uno dopo pranzo.
Se esco la mattina per delle commissioni, mi fermo volentieri in un bar per bere un cappuccino, anche se qui a Zurigo ha prezzi davvero alti. Un cappuccino costa 5 o 6 Franchi, ossia 4 o 5 €.
Bellissima l’idea del rito del caffè! La adoro!
Sì, giuro! Oppure diciamo: “Mi raccomando chiamami” ma in realtà speriamo che l’altra persona abbia memorizzato male il numero ????
E quelli che poi ti chiamano davvero? ASSURDI!
Adoro queste piccole tradizioni dei paesini del sud…ed esattamente come dici tu, non è tanto il fatto di prendere un semplice caffé, ma il fatto di trovare del tempo per un amico, un parente, di passare del tempo con lui, di fargli capire che è importante per te. E’ proprio vero che esiste un altro stile di vita, e che in questi posti ciascuno trovi il tempo per qualcun altro…
È un modo sottile per dire “ti voglio bene”
Ho molte amiche che ragionano nello stesso modo e mi hanno insegnato ad apprezzare le pause caffè, senza che il “caffè” sia il centro dell’attenzione. Ho scoperto anche io che è bellissimo prendersi una pausa, rallentare i tempi del nord e perdersi in una breve chiacchierata, piuttosto che corre velocemente da una parte all’altra accompagnati da problemi e pensieri. Se ti vedo in giro, permettimi di offrirti un caffè. Oppure offrilo tu, poco importa!
Volentieri!
Prendersi un caffè significa un milione di cose. per me una soprattutto legata a ricordi bellissimi di una persona che ho amato molto. Bellissimo l’articolo, grazie per averlo condiviso
Grazie a te per avermi letto!
Bellissimo articolo come sempre. Ma qui ti devo dire una cosa. Pur essendo milanesissima, con genitori di origini milanesi e veneti, più nord di così non si può, la cultura del caffè ce l’ho anch’io. Non come il caffè del paese, ma l’idea del prendiamoci il caffè per vederci. Durante la pandemia, con i bar chiusi o caffè da asporto, sai che facevo? Compravo in una pasticceria dei dolcetti ( integrali eh, la linea innanzi tutto) e scrivevo alle persone dicendo, prendiamoci un caffè, facciamo due chiacchiere, e i dolcetti li porto io. Hanno gradito. Aggiungo che non avete solo la cultura del caffè, anche la comunicazione. Il giorno dopo che sono arrivata in un paesino di mare al sud, tutti sapevano che io ero la milanese.
Qui a Roma invece il caffè è pura fretta! Trauma vero!
Ma sai che è vero? Stessa cosa mi capita quando scendo giù ahah! Il primo caffè con i miei, poi toh trovi l’amica che vedi ogni tanto perché è sempre in giro chissà dove e poi ti ritrovi in centro con tre caffè tra cui due freddi e finisce che arrivi a casa con un minimo di sei caffè, per poi non parlare l’estate. Non so come facciano quelle persone che prendono solo un caffè, ma ti pare?!
Il bello è che a Roma prendo un solo caffè e sto benissimo. In Puglia ne prendo venti e ho sempre sonno ahahah
Mah sarà che io amo talmente tanto il Nord che posso rinunciare al caffè. Poi ovviamente la cultura del caffè difficilmente si trova ovunque nel mondo ma dato che non mi fa così bene tutto sommato rinunciarci non è un male… Detto ciò ti capisco ma con l’età al caffe bisogna imparare a rinunciare!
Eh sì capisco perfettamente, ma infatti nell’articolo non si parla solo di caffè, ma proprio del fatto di andare al bar, per prendere qualsiasi cosa da bere e stare in compagnia
e si qui da noi è proprio cosi, arriviamo a fine serata che i caffè non si contano piu’ sulle dita di due mani. Ma è molto bello perchè quel caffè ci tiene legati agli altri
Vero, è proprio cultura e tradizione!
si è sempre un casino per i fuori sede son d’accordo con te come mi ci ritrovo nei tuoi scritti
È una situazione che ci accomuna un po’ tutti!
Anche per me il rito del caffè è fondamentale sin dai tempi dell’Università quando “andiamo a prenderci un caffè” era in pratica la frase quotidiana di noi studentesse prima di ogni lezione in aula.
Maria Domenica
Ahahah vero, all’università si forma proprio la cultura del caffè
Ci prendiamo un caffè! Una frase che può sembrare banale ma che nasconde un mondo . E io adoro prendere un caffè in compagnia
Io se devo prenderlo da sola lo prendo solo la mattina nel latte!
Come ti capisco! l’atto di bere il caffè al bar è quasi un rito e mi è mancato tanto in lockdown!
sono quei 5 min che ti concedi per una coccola quasi 🙂
Vero, forse una delle cose che mi è mancata di più durante il lockdown
Mi è piaciuto tantissimo leggerti! e spero proprio di trovarti in strada per offrirti un bel caffè. Nel frattempo ti seguo, brillante fuori sede, che coi tuoi racconti mi fai sempre divertire e regali spunti di riflessione ed idee
Ma grazieeeeee mille!
Ti capisco, anche io sono lontana da casa e mi mancano quelle piccole chicche locali che dove sono ora non trovo! Passassi dalle tue parti, ti invito per un caffè allora 😀
Ci prendiamo un caffè? Ahahah
Questi diari sono pazzeschi! Riesci a farmi ridere raccontando allo stesso tempo tutte cose verissime. Bellissima questa cosa del caffè come momento sociale: noi invece, da bravi piemontesi falsi e cortesi, diciamo spesso “Ci prendiamo un caffè?” sperando che in realtà l’altra persona non accetti l’invito ????
Ahahahah ma noooo come?
Si quello del caffè è un rituale che si capisce solo al sud. Roma è nord e il concetto dell’ offro io non esiste. D’altronde io sono rimasta basita anche quando mi hanno invitato ad un compleanno e mi sono ritrovata a pagare la mia parte della cena…. al SUD quando sei invitato ti presenti col regalo e il portafogli lo lasci a casa.
Esatto! Cioè ma mi posso pagare la mia parte al compleanno di qualcuno?
Credo davvero che solo noi italiani capiamo cosa questo voglia dire. Il caffè, la colazione, quel momento di estraniazione ove tutto sembra per un attimo perfetto!
E soprattutto ti riprendi dal trauma del risveglio!
Il caffè, dopo anni di svizzera la mattina rigorosamente lungo (lo so da italiana é quasi un insulto, ma ora mai ci ho preso la mano) Poi arriva il caffè di metà mattinata, poi quello con la vicina di casa e poi quello dopo pranzo i due in giro i metà pomeriggio e in ultimo quello della sera (per fortuna in casa abbiamo scoperto anche le capsule di decaffeinato o andremo a dormire elettrici) Io vivo a Sabaudia (quindi quello che viene definito centro – sud). Al bar dalle mie parti é un po così uscita tra amici per il caffè si paga a turno, poi ci sono circostanze particolari come il giorno del mercato che inizialmente si é in 4 poi si ferma a fare due chiacchiere l’amico dell’amico del cugino di duecentesimo grado del conoscente del parente di, e in un battito di ciglia é una barca di gente di cui ne conosci un quarto “forse”. E li si scatta in automatico senza neanche dirlo, il si paga alla romana (a anche perché chi si cuccherebbe il conto sarebbe più che un conto una proposta per consociarsi al bar).
Io sono una fan del caffè americano e delle miscele Starbucks. Prima o poi mi tolgono la cittadinanza
Non sono un gran consumatore di caffè, di solito lo prendo quando sono in compagnia anche perchè a differenza di molti tutti questi benefici in termini di energia non li avverto proprio hahaha – Paolo
Per me è essenziale giusto quello della mattina per svegliarmi. Gli altri sono superflui ahahah
E’ sempre un piacere leggerti, super divertente in ogni articolo, ma sempre con qualcosa di interessante da condividere! Se dovessi mai passare da Como, non dimenticare di avvisarmi: devo offrirti un caffè!!
Como in effetti mi manca come città da visitare!
La cultura del caffè è tipicamente italiana e personalmente la adoro! Sono più un’amante del cappuccino che del caffè quindi chi mi conosce sa che il mio momento preferito della giornata non può che essere la colazione!
Il cappuccino patrimonio nazionale!