MDS, manuali di sopravvivenza, how to, ironia, comiche, manuale
Manuali di sopravvivenza

Come sopravvivere alla dieta fuorisede

Siete fuorisede e volete spiegare ai vostri amici non fuorisede come vivete?

Siete stati fuorisede e volete ricordare i bei momenti in cui vivevate a scrocco prima di tasse e bollette?

State per diventare fuorisede e volete sapere cosa vi aspetta?

Non siete fuorisede, non vi importa nulla dei fuorisede ma c’è una bomba in casa vostra che esploderà se non leggete l’articolo fino in fondo?

Questo è l’articolo che fa per voi.

*Musica di Superquark*

In questa nuova puntata dei Manuali di sopravvivenza di RainbowSplash, facciamo un salto nei meandri dell’antropologia, andando a studiare una tribù incredibile, che in Italia conta oltre 50.000 membri (dati IST..No è vero, ho sparato un numero a caso). Questa tribù conduce una vita ai limiti della sopravvivenza umana, spesso in condizioni primitive. Le loro abitazioni sono inadatte alla vita umana, ma i membri di questa tribù riescono lo stesso a sopravvivere, contando tra l’altro su un’alimentazione che risulterebbe inaccettabile per un uomo normale. Stiamo parlando dei fuorisede. I fuorisede si riuniscono in piccolissime comunità da 3 a 7 elementi (in base allo spazio disponibile), dove gli anziani saggi (spesso chiamati dottorandi) istruiscono ai segreti della sopravvivenza i nuovi arrivati, le matricole. Ma come vivono concretamente queste bizzarre creature? Di cosa si nutrono? Quest’oggi, RainbowSplash vi porta nel magico mondo dei fuorisede.

*Fine musica di Superquark*

IN DISPENSA(BILI) PER LA DIETA FUORISEDE

Il tonno, il dio per i fuorisede e la loro dieta

Il fuorisede ha una religione ben definita: venera il dio Rio Mare, e per dimostrare la propria devozione, nella dispensa erige un altare che può contenere tra le 300 e le 500 scatolette di tonno. Il fuorisede giustifica la sua devozione affermando che “col tonno si possono preparare mille ricette!”.

In realtà, la maggior parte delle scatolette verranno consumate in piedi davanti al lavandino, utilizzando l’ultima forchetta pulita della casa, e il tonno verrà mangiato direttamente dalla scatoletta. In casa del fuorisede il tonno non manca mai, ed è rituale tra i membri della comunità chiedersi a vicenda “Ma c’è il tonno? Lo dobbiamo comprare?” ad intervalli regolari. Aiuta a rafforzare le relazioni sociali (un po’ come le scimmie che si spidocchiano a vicenda).

Nella dispensa del fuorisede, inoltre, non manca mai una vasta scelta di piatti precotti, preparabili in un massimo di tre minuti nel forno a microonde con la sola aggiunta di acqua. Questo tipo di prodotto serve per l’approvvigionamento stagionale che la tribù è costretta a fare nei periodi definiti “sessioni d’esame”, lunghe settimane durante il quale la tribù rimane rinchiusa tra le mura domestiche, uscendo a turno solo per le cose indispensabili e facendosi carico anche delle commissioni degli altri membri della comunità.

LA SPESA DA FUORISEDE

La spesa in un supermercato

La matricola appena giunta nella comunità fuorisede pensa di poter mantenere le tradizioni imparate nella sua famiglia d’origine. Ma scoprirà presto di doversi adattare alle nuove regole. Nelle prime settimane all’interno della comunità, infatti, la matricola disprezzerà i consigli degli anziani, convincendosi di poter fare la spesa al supermercato come la sua cara madre, e di poter condurre una vita dignitosissima tra bollette, testi universitari e spese comuni. Dopo circa tre settimane, ormai indebitatosi per centinaia di euro, il fuorisede cede alla saggezza dei dottorandi, ed entra per la prima volta in un discount. Qui, con la mirabolante cifra di 36€ si porta a casa una spesa che gli permetterà di sopravvivere per un mese. Si autoconvincerà che i cereali del discount (ingredienti principali: truciolato e cartongesso) hanno proprio lo stesso sapore di quelli Nesquik. IDENTICI.

Siccome tra fuorisede la condivisione della saggezza è di vitale importanza per la sopravvivenza della specie, i membri della comunità si scambiano consigli sulle varie catene di discount, e su quali prodotti acquistare in ciascuna. Dopo l’imbarazzo iniziale, la matricola, ormai svezzata, andrà a fare la spesa al discount portando con sé (e mostrando con un certo orgoglio) la borsa di tela brandizzata col logo del discount. La matricola ha imparato una nuova lezione: risparmiare i 10 centesimi per la busta biodegradabile. Un passo avanti che renderà la sua sopravvivenza in questo habitat più semplice.

IL PACCO DA GIÙ

Pacco da giù, essenziale per i viveri tradizionali della dieta fuorisede

“Il pacco da giù” è un’altra delle divinità del pantheon fuorisede. Esso è venerato dagli studenti che dal Sud Italia si spostano verso il nord, e si manifesta ai suoi discepoli con cadenza mensile. Questo meraviglioso oggetto non è solo un involucro di cartone: è l’unico legame che il fuorisede conserva con la sua famiglia d’origine, da cui è separato spesso per diversi mesi. Lo mantiene umano.

Siccome l’amore si misura in chili, il pacco da giù pesa mediamente tra i 20 e i 60 chili. L’arrivo del pacco è una vera e propria festa per la tribù, che si riunisce per festeggiare, spesso chiedendo l’intervento anche di fuorisede da altre comunità.

Il contenuto del pacco varia a seconda delle stagioni, anche se alcuni elementi sembrano essere ricorrenti, tra cui: altri tributi al dio Rio Mare; merendine di marca del supermercato (il fuorisede, dopo aver commentato con un moto d’orgoglio “Ma le merendine le vendono anche qui”, lancerà dal balcone le “quasi-Kinder-Delice-del-discount-che-ti-giuro-se-le-mangi-e-non-lo-sai-non-si-sente-la-differenza” e si fionderà sul pacchetto di merendine con le lacrime agli occhi); prodotti tipici del posto d’origine tra cui mozzarelle, pomodori, salami, olio, formaggi; la crostata della zia “che come la fa lei non la fa nessuno”; una scorta di farmaci che basterebbero anche in caso di apocalisse zombie, perché “non si sa mai ancora ti viene qualche malattia”.

Nel momento in cui riceve il pacco da giù, il fuorisede acquisisce rispetto da parte dei suoi compagni, e sale un altro gradino sulla scala sociale.

DIETA FUORISEDE? NO, CIBO A DOMICILIO

“Quando l’allievo è pronto, il maestro appare” (proverbio buddhista)

“Quando la matricola è pronta, il cibo a domicilio appare” (saggezza fuorisede)

Dopo un duro addestramento tra corsie del discount, pacchi da 60 chili e una valangata di tributi al dio Rio Mare, la matricola può finalmente accedere all’archivio di segreta sapienza della sua comunità: una collezione di volantini dei ristoranti della zona che fanno consegna a domicilio (rigorosamente gratuita).

Il rituale del sabato sera prevede l’intera comunità riunita intorno alla stufetta elettrica (unica fonte di riscaldamento della casa fuorisede) che sfoglia i volantini alla ricerca del cibo perfetto per la serata. Dopo la difficile scelta tra pizza, sushi e kebab, la comunità avvia un’accesa discussione per decidere chi debba fare la telefonata al ristorante: per un fuorisede ogni contatto col mondo esterno è doloroso. Fortunatamente, le nuove tecnologie stanno aiutando i fuorisede a superare questo difficile stallo con app come JustEAT che permettono di ricevere cibo senza contatto umano. A parte quello col fattorino che consegna il cibo. Nonostante non faccia parte della comunità fuorisede, il fattorino riceve la stima e l’affetto dell’intera tribù. Solo a lui (e al corriere che consegna il già citato “pacco da giù”) è consentito l’ingresso nell’abitazione.

Quali creature affascinanti sono i fuorisede! E quanti misteri ci sono ancora da svelare sul loro stile di vita! Ma questo, amici miei, lo faremo un’altra volta.

Comunque, la bomba è nel terzo cassetto, comodino di sinistra. Filo rosso.

Grazie per avermi letto.

 

Like it. Share it. Pin it!

← Segui gli altri Manuali di Sopravvivenza

Lost Wanderer

Lost Wanderer

 

Manuale di sopravvivenza alla dieta fuori sede pin per Pinterest

6 pensieri su “Come sopravvivere alla dieta fuorisede”

  1. Credo che la dieta del fuorisede sia, pi? o meno, quella di chiunque vada prima o poi a vivere da solo lontano da mamma e pap?. (anche nello stesso paese ma non a portata di piede). Io credo sia un momento fondamentale della vita di ognuno.

  2. muoio 😀 😀 😀 sono stata “fuori sede” quando ho fatto l’erasmus a Graz ed ? effettivamente cos?: impari a sopravvivere di scatolette e altri alimenti simili a quelli di casa… anche se a volte sbagli e pensando di aver comprato il simil-philadelphia, poi scopri con un certo orrore, che quel che hai messo in frigo ? una cosa non meglio identificata, una via di mezzo tra il formaggio molle e il burro, con la consistenza della colla e il sapore di una ciabatta usata!
    Ora non sono pi? fuori sede e sono “convivente” ma una cosa non ? cambiata… le scorte impossibili di tonno in scatola “per le emergenze” 😀 😀 😀

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.