Prima di partire per un lungo viaggio porta con te la voglia di non tornare più. L’incipit di una famosa canzone di Irene Grandi è in realtà una grande verità. Comprare un biglietto di sola andata e non sapere se e quando farete ritorno non è facile. Emigrare in un altro paese non è tutto rosa e fiori, anzi. I primi giorni, i primi mesi persino, saranno difficili.
Il vero lungo viaggio inizia nel momento in cui si esce da casa propria. La stessa casa dove non è mai mancato nulla. Lì, dove hai ricordi, foto appese ai muri, sogni in un cassetto dimenticato; dove hai vissuto i tuoi anni migliori fino a quel momento.
Continua in macchina, mentre i tuoi genitori sono nei sedili anteriori, silenziosi perché hanno paura di rovinare quegli ultimi momenti passati insieme con frasi scontate. Si accende la radio per placare quell’imbarazzante tensione che in realtà non è altro che tristezza. Si accumula minuto dopo minuto fino a che non si arriva in aeroporto.
Tieni stretta la mano di tua madre, mentalmente le chiedi scusa per tutti i silenzi, le porte sbattute in faccia. Maledici i momenti in cui non ne hai approfittato e le hai fatto compagnia. Guardi tuo padre e nello stesso silenzio gli ricordi che, dopotutto anche dopo numerosi scontri, lui resterà sempre un’ancora. Sarà sempre la persona che ti insegnato i valori più importanti della vita, primo fra tutti il sacrificio. Ed è questo che sembra il nuovo capitolo della vita che hai scelto: un sacrificio.
Biglietto sola andata: le prime sensazioni
Il primo decollo del nuovo capitolo che stai intraprendendo, sarà stressante. La paura di star facendo uno sbaglio ti attanaglia. Eppure mentre l’aereo sale respiri e ti fai coraggio, guardando dal finestrino la tua terra natale che si allontana sempre di più.
Una volta in volo verso il tuo nuovo lungo viaggio, l’adrenalina inizia a salire e l’eccitazione scalpita nelle vene. Finalmente ti senti libero, indipendente; finalmente stai andando nella tua terra dei sogni.
Una volta messo un piede sul terreno, ti pervade una sicurezza mai sentita. Con calma affronti le lunghe code per passare i controlli. Inoltre inizi fin da subito a notare le prime grandi e piccole differenze. Tutto è più grande, l’organizzazione impeccabile. Sembra tutto troppo perfetto. Eppure dopo qualche mese non sopporterai più quella perfezione, ne vedrai tutti i difetti. Sarai impaziente di fare quelle code, ti sentirai in mezzo ad una massa di robot che camminano verso una vita frenetica sempre uguale. Diventa quasi una corsa verso qualcosa che non raggiungeranno mai.
Eppure è ancora solo il primo giorno. Sei di nuovo nel tuo nuovo paese e passi le ultime porte scorrevoli. Sei agli arrivi, centinaia di facce sconosciute ti si stagliano davanti. Tutti stanno aspettando qualcuno e per te invece non c’è nessuno. Respiri e tiri avanti, facendoti forza, trascinando tutta la tua vita disposta in due valigie enormi ed uno zaino.
I primi passi
Il banco informazioni è l’ancora di salvezza. Soprattutto quando non hai pensato ad informarti prima. Dopotutto questo è il primo viaggio. La receptionist nel frattempo ti inonda di parole in una lingua diversa. Cerchi di registrare più informazioni possibili e paghi il biglietto del treno che ti porterà a destinazione.
Respiri ancora, ti convinci che ce la farai e non demorderai. Stai ancora facendo il calcolo mentale tra euro e sterline e ti chiedi se la vita forse è più cara di quello che ti aspettavi. Senza contare che pensavi l’inglese fosse più facile, dopotutto prendere ottimi voti in quella materia era sempre stato facile.
La prima settimana giri per la città, cerchi di imparare nuove strade, nuovi itinerari. Guardi attorno per scoprire com’è la tua nuova casa. E proprio una casa, vera e proprio, inizi anche a cercare. Magari un appartamento tutto tuo, anche se ben presto ridimensioni i piani. Quello non te lo potrai permettere né ora né mai probabilmente. Cerchi una stanza in una casa condivisa, come ai tempi dell’università; peccato che quello che in Italia spendevi come affitto mensile, in Inghilterra diventa un affitto settimanale.
Ti affidi alle agenzie di lavoro e finisci per lavorare per italiani che ti sfruttano. Pensi sia ancora tutto bello però, hai ancora un po’ di arcobaleno negli occhi che ti fa sembrare tutto più edulcorato. Così, le settimane, il primo mese passa e iniziano le chiamate su Skype con i tuoi, ma soprattutto i pianti una volta chiusa la chiamata. Ti rendi conto che è dura, che non era il sogno che avevi immaginato. Ti senti un po’ più sola e un po’ più persa ma ti rimbocchi le maniche e continui. Non si molla nulla, non vuoi essere l’ennesima fallita che torna senza nulla.
Allora cambi casa, cambi lavoro e ricominci in un loop continuo. Inizi a conoscere gente, instauri i primi veri rapporti di amicizia e ti costruisci il tuo posto nel mondo. Mentre guardi la strada che hai fatto per arrivare dove sei, ti dai una pacca sulla spalla perché i sacrifici hanno valso a qualcosa.
Piccoli consigli per trovare un equilibrio
La pazienza è una virtù che va coltivata. Emigrare in un altro posto ti spingere a limiti che non credevi neanche possibili ed è qui che capirai davvero chi sei, quanta forza di volontà hai, fino a dove riesci a spingerti per continuare a credere in un sogno.
- Perseguire l’obiettivo.
Se sei partito con un biglietto di sola andata, avevi un obiettivo in mente. Seguilo, cerca di fare di tutto per non perderlo di vista anche quando ti sembra che nulla di quello che stai facendo sembra correlato adesso.
I primi sei mesi sono di assestamento, devi conoscere un nuovo territorio, una nuova lingua. Datti tempo e tutto andrà pian piano a posto e riuscirai a seguire il tuo sogno una volta che sei economicamente indipendente e mentalmente più sereno.
- Sii vulnerabile.
Se non ti rendi vulnerabile, non potrai mai davvero rinascere dalle ceneri. I tempi bui servono a ripartire al meglio a volte.
- Scopri gli eventi.
Usa i vari siti della città, le pagine Facebook, leggi i giornali locali e scopri quanti più eventi si tengono in zona. Partecipa a quelli che ti interessano ed usali come trampolino per per conoscere gente e per fare qualcosa di diverso che sicuramente non hai mai fatto.
- Esplora e domanda.
I primi giorni hai così tanto tempo a startene con le mani in mano che non potresti sfruttare meglio questi momenti se non per esplorare la città in cui hai deciso di ricominciare. Perditi, segui l’istinto, segnati dei punti di riferimento come un negozio, un monumento, cose stupide ma che rivedendole ti daranno un senso di orientamento. E domanda se non sai più come tornare. Parla con gli sconosciuti, chiedi quante più cose possibili, mettiti in gioco anche se credi di non saper parlare o non poter capire le risposte. Ma soprattutto sorridi, non sai dove potrebbe portarti quella curva sul viso a volte e non sai mai che rallegri la giornata grigia di qualcuno proprio con il tuo sorriso.
Il tempo è la vera virtù da imparare con un biglietto di sola andata
La cosa più importante è darsi tempo. Abbattersi e tornare non serve a nulla, darsi invece tempo di adattarsi, di fare i propri sbagli, di rimettersi in piedi e capire se la scelta darà davvero i suoi frutti, sarà molto meglio che mollare tutto.
Si dice che per vedere davvero dei progressi, bisogna aspettare almeno sei mesi. Vista la mia esperienza, non posso che confermarlo. Devo ammettere che ho avuto anche un aiuto molto importante, dopo quattro mesi che ero arrivata, ho conosciuto la mia anima gemella e grazie a lui, sono riuscita ad affrontare ostacoli che credevo insormontabili. Se siete soli però, tranquilli, moltissimi si sono districati nella giungla di questa terra straniera e a cui tutto è andato benissimo alla fine del primo periodo di adattamento.
In più non abbiate paura di sbagliare quando parlate la lingua del posto. Scoprirete che molte più persone di quante immaginiate sono partite senza saper spicciare una parola inglese eppure ce l’hanno fatta lo stesso. Rimboccatevi invece le maniche e iscrivetevi ad un corso di lingua. Magari leggete quanto più possibile il giornale locale, imparerete nuovi vocaboli giorno per giorno. Sforzatevi di guardare serie e film in inglese così che il vostro orecchio si abitui alla lingua e buttatevi, parlate quanto più possibile anche se avete paura di sbagliare la grammatica. A volte sono gli stessi nativi a sbagliare a coniugare i verbi o non saper fare lo spelling delle proprie parole.
State tranquilli che più vi applicherete, più sarete bravi. Datevi almeno un anno per vedere qualche evidente miglioramento e, anche se difficile, cercate di avere meno contatti possibili con i vostri connazionali all’inizio o sarà più difficile imparare la lingua.
Adesso, dopo qualche anno lontana dall’Italia, sono quella che risponde alle domande di coloro che vogliono provare un’esperienza all’estero. Cosa che consiglio a tutti, anche se si trattasse di un solo anno perchè il viaggio in sé è già una scoperta di sé stessi che non si credeva possibile.
Biglietto sola andata: Londra è il vero sogno?
A volte mi manca l’Italia, non lo nego. Sarebbe tutto più semplice, apprenderei tutto più velocemente e non dovrei applicarmi a cercare termini specifici che non conosco. In più mi manca il sole, il mare, gli odori della cucina di mamma, uscire di casa e incontrare gente che conosco. Eppure non rimpiango la mia scelta di avere preso un biglietto sola andata senza sapere se sarei mai tornata.
Ho invece abbandonato Londra che era diventata per me invivibile dopo due anni e mezzo. Ho cercare una città che mi rendesse più felice e fosse più a portata d’uomo come la mia Trapani. Così mi sono trasferita a Cardiff, in Galles. Quasi subito mi sono sentita più felice e meno stressata. Perché diciamocelo, Londra è bellissima se sei un turista, ma viverla è tutt’altro che una passeggiata.
Ricordate sempre che solo perché siete atterrati in una città e avete fatto passi da giganti in essa, non vuol dire che non potete ricominciare da capo da un’altra parte.
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Classe 1990, viaggiatrice entusiasta, appassionata di fotografia, siciliana ed expat in UK dal 2014. Ti racconto dei miei viaggi in coppia, dei luoghi della mia terra e di come riuscire a vivere una vita da expat senza perdere la testa.
Non ho mai avuto il coraggio fino in fondo di andare a vivere all’estero: avrei potuto fare l’erasmus durante l’Università, ma non l’ho preso in considerazione sul serio. In compenso, però, vivo ben lontano dalla casa natìa ormai da 11 anni. Non dico che sia la stessa cosa, ma anche nel mio caso ho dovuto cambiare vita totalmente, nuovi ritmi, lavoro, casa e responsabilità.
Nella vita di ognuno di noi c’è un grande rimpianto però comunque anche soltanto allontanarsi da casa diventa una nuova esperienza di crescita.
Sei stata molto molto molto coraggiosa! Ti stimo moltissimo e ti auguro sempre il meglio. :*
Grazie di vero cuore Sara <3
Ciao Veronica, complimenti perch? ? sempre un piacere leggere i tuoi articoli informativi su come trasferirsi o sopravvivere all’estero. Ricordo di aver letto con interesse i tuoi articoli sulla sanit? in UK e su come trovare lavoro. Ti confesso che ogni tanto ti leggo anche con un po’ di invidia (positiva) perch? anche a me sarebbe davvero piaciuto vivere all’estero, e fare un’esperienza DI VITA che ti fortifica come la tua. Complimenti.
Secondo me non ? mai troppo tardi per farlo, non importa l’et? che si ha, quindi magari, non demordere. Chiss? che finirai all’estero, anche solo per tre mesi e per il gusto dell’esperienza!
Non aver fatto un’esperienza all’estero ? uno dei miei pi? grandi rimpianti. Potevo (e ripeto, DOVEVO) farlo quando ero pi? giovane, finita la scuola magari. Ma non l’ho fatto e non me lo perdoner? mai.
Da un po’ di giorni a questa parte sto dicendo a mio marito “andiamo via, anche solo per 6 mesi” ma poi, lo avrei davvero il coraggio?
Spesso l’et? ? una cosa relativa, soprattutto quando si vuole cambiar vita. Pensa che i miei suoceri hanno preso tutto e si sono trasferiti a Londra che avevano quasi cinquant’anni e se la passano molto meglio che in Italia. Lavorano ugualmente ma guadagnano di pi? e hanno iniziato a viaggiare adesso. Ti dico solo, fallo! Scoprirai una parte di te sconosciuta probabilmente.