Barcellona era da tempo nella mia lista dei desideri. Avevo immaginato calde giornate di sole, poter bagnare i piedi a Barceloneta, panorami mozzafiato dal Parc Güell e aperitivi vista mare. Eppure, il mio weekend di marzo nella città spagnola si è rivelato ben diverso dalle aspettative. Anzi, ho esitato a lungo prima di scrivere qualcosa su questo viaggio a Barcellona in 3 giorni.
Ad inizio anno, però, mi sono ripromessa di scrivere contenuti più personali e autentici. Così eccomi qui, a raccontare di un viaggio (quasi) disastroso.
La città, poi, non è riuscita a conquistarmi. Complice il maltempo costante, non sono riuscita a godermi davvero l’atmosfera. Inoltre, un’intossicazione alimentare mi ha rovinato del tutto l’ultimo giorno a Barcellona. Sicuramente, a differenza di Milano, tornerei in città, magari in un periodo migliore per darle una seconda chance.
Barcellona in 3 giorni: il primo impatto
Difficilmente partiamo per un viaggio lasciando il sole a Cardiff per trovare pioggia. Eppure, a Barcellona, è andata proprio così. Le previsioni davano pioggia per tutto il nostro viaggio e, purtroppo, non si sono sbagliate. Armati di cappucci e cappelli, siamo scesi dall’aereo comunque speranzosi di trarre il meglio di Barcellona in 3 giorni.
Siamo arrivati la mattina e ci siamo diretti subito in hotel per lasciare i bagagli e cambiare gli abiti zuppi di pioggia. Tra una cosa e l’altra, non ci eravamo nemmeno accorti che fosse già ora di pranzo. Trovandosi l’hotel a due passi dal Mercato de la Boqueria, ne abbiamo approfittato. In un tripudio di jamòn serrano, bocadillos (panini), pesce fresco, pezzi di carne e smoothies coloratissimi, il mercato è un ottimo posto per fare pranzo o prendere uno snack veloce, anche se i prezzi non sono proprio economici.
Per il nostro primo impatto culinario, abbiamo iniziato con un cuoppo di pesce fritto, una brachetta di insalata di polpo e quattro ostriche. Però, poi, come si resiste al prosciutto crudo? Così, per mangiuneria (ingordigia), come si direbbe in Sicilia, abbiamo anche preso un cuoppo di salumi e grissini. Due bibite alla frutta per finire e via alla scoperta di Barcellona in 3 giorni.
Abbiamo iniziato la nostra esplorazione a poca distanza dal mercato, al Mosaico di Mirò alla Rambla. Si trova a due passi dalla fermata della metro Liceu. Il mosaico fu realizzato nel 1976 dall’artista surrealista creando un motivo astratto con i colori tipici delle sue opere. Molti ci camminano sopra senza accorgersi di calpestare un’opera d’arte.
A pochi minuti si trova anche un altro segreto di Barcellona: il Gatto di Botero.
Questa scultura alta due metri e lunga sette, è oggi simbolo del quartiere Raval. Eppure, ha girato parecchio prima di trovare la sua casa: la prima volta che el Gato mise zampa a Barcellona fu nel 1987 nel Parco della Ciutadela. Successivamente, fu spostato allo Stadio Olimpico e ancora ai cantieri navali. Finalmente, dal 2023 ha preso fissa dimora a due passi dalla Rambla.
Proprio da qui abbiamo iniziato la nostra prima passeggiata, passando per Plaça Reial, nascosta ad occhi indiscreti da un arco. Una piazza quadrata, con una fontana centrale e due lampioni, tra gli altri, firmati Gaudí.
A due passi si entra nel Barrio Gótico, cuore storico e politico della città. Infatti, a Plaça de Sant Jaume si affacciano il Municipio e il Palazzo delle Generalità. Proprio quest’ultimo è collegato alla Casa dei Canonici dal famoso ponte sospeso: il Pont del Bisbe, o Ponte del Vescoso in italiano.
Realizzato da uno degli allievi di Gaudí, Joan Rubió i Bellver, sotto la sua arcata nasconde un simbolo enigmatico: un teschio trafitto da un pugnale. Leggenda vuole che quando il pugnale si staccherà dal teschio, tutti gli edifici di Barcellona crolleranno. Un’altra leggenda, meno catastrofica, dice che chi osserva il teschio camminando all’indietro vedrà avversarsi un desiderio.
Proseguendo dal ponte, si raggiunge la Cattedrale di Barcellona.
Molti pensano che la Sagrada Familia e la Cattedrale siano la stessa chiesa ma si sbagliano. La Cattedrale si trova nel quartiere gotico e il suo nome completo è: Cattedrale della Santa Croce e Sant’Eulalia. Noi l’abbiamo vista solo da fuori, ma l’interno è visitabile prenotando un tour sul sito ufficiale.
Fate attenzione agli artisti di strada davanti la Cattedrale: sembrano disponibili a scattare una foto con voi ma chiederanno soldi. Una truffa comune, simile a quella delle finte petizioni a Parigi.
La giornata si è conclusa con un aperitivo vista mare con un’amica di Marco che, dopo Londra, si è trasferita a Barcellona. Tra un bicchiere di sangria e delle chiacchiere, ci ha consigliato di cenare al Restaurante La Ciutadella, vicino al parco omonimo. Frequentato da gente del posto, il cibo era ottimo e il servizio abbastanza veloce. Se non fossimo stati stanchissimi, avremmo fatto una passeggiata fino all’Arco di Trionfo. Invece, siamo tornati in hotel in bus. Così si è concluso il nostro primo giorno tra pioggia, scoperte e tanta stanchezza.
Barcellona in 3 giorni: i luoghi iconici
Ampiamente riposati, eravamo pronti per un’altra giornata di pioggia ed esplorazioni. Infatti, durante un viaggio a Barcellona in 3 giorni, è d’obbligo dedicare del tempo ai luoghi iconici.
Abbiamo iniziato con una visita al Parc Güell, per la quale avevamo prenotato l’ingresso una settimana prima sul sito ufficiale. Sfortunatamente anche il secondo giorno pioveva, ma la pioggia non ci ha fermati mentre salivamo verso il parco. Infatti, per raggiungere il museo a cielo aperto, bisogna affrontare una ripida salita. Man mano che si prosegue, si intravedono alcune delle opere di Gaudí.
Abbiamo iniziato la nostra esplorazione dai Tre Viadotti in pietra, nella parte est del parco. In uno di questi, un ballerino di flamenco con accompagnamento musicale intratteneva i visitatori. Non credevo avrei assistito a uno spettacolo dal vivo proprio lì: è stato decisamente il momento clou della mattinata. Abbiamo poi proseguito verso Casa Trías, sfortunatamente non visitabile. Però, da lì si gode un panorama mozzafiato su Barcellona. Sarebbe stato ancora meglio con il sole, ma ci siamo accontentati anche con nuvole e pioggia.
Siamo poi scesi verso la piazza monumentale, e abbiamo continuato la visita deviando per il Portico della Lavandaia e la bellissima Sala Hipòstila, con le sue alte colonne e i mosaici sul soffitto. Il famoso geco della scalinata principale era in ristrutturazione quindi non abbiamo potuto vederlo.
Dopo il parco, abbiamo continuato la nostra passeggiata alla scoperta delle opere di Gaudí.
È impossibile visitare Barcellona in 3 giorni senza passare, almeno dall’esterno, davanti ai suoi capolavori. A piedi dal Parc Güell, abbiamo raggiunto Casa Vicens, il suo primo grande progetto, che presentava già alcune idee del Modernismo. Gaudí non solo si occupò dei progetti esterni ma ne valorizzò anche l’interno e l’arredamento. Molti elementi della casa si ispirano alle piante del giardino che la circondavano, come le piastrelle esterne che raffigurano garofani o le inferriate del cancello che ricordano le palme.
Un vero progetto a tutto tondo che non è stato ancora travolto dal turismo di massa. È possibile visitarne l’interno e un po’ mi sono pentita di non averlo fatto ma è una scusa per tornare in città. Sempre a piedi ci siamo diretti verso La Pedrera, o Casa Milà. Quest’opera, voluta dalla famiglia Milà, richiama volutamente l’aspetto di una cava a cielo aperto. Imperdibile la visita alle terrazze all’ora del tramonto, o addirittura l’esperienza notturna con uno show di luci. Viste le previsioni meteo della nostra visita a Barcellona in 3 giorni, non avevamo prenotato nulla, e per fortuna. Però vi lascio il link al sito ufficiale qualora voleste dare un’occhiata.
Poco distante si trova Casa Battlò: un vero e proprio dipinto sottoforma di edificio. In primavera si colora di rosso grazie alle rose che adornano i balconi. Ma è l’interno a lasciare senza parole tra architettura d’avanguardia, Art Nouveau e, per alcune prenotazioni, realtà aumentata. Anche in questo caso, mi è dispiaciuto non aver prenotato i biglietti in anticipo. Mi sarebbe piaciuto vedere l’interno di Casa Battlò ma mi sono consolata con un giro veloce al negozio di souvenir.
Ci siamo poi spinti fino a Barceloneta, la famosa spiaggia cittadina, ma il vento forte e il mare in tempesta ci hanno convinti a tornare a Raval.
Prima di tornare in hotel ci siamo concessi una pausa churros. Il cioccolato super denso e i dolci fritti riscaldati, però, non sono stati il miglior spuntino del nostro viaggio a Barcellona in 3 giorni. Ancora adesso, a pensarci, mi sale la nausea. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Dopo cena, in un locale molto consigliato, è iniziata la vera tortura. Sono abbastanza certa che sia stata colpa della frittata di carciofi, dopotutto è stato l’unico piatto che Marco non ha toccato tra le varie tapas. Anche il sapore era leggermente strano . La mia nottata preferisco non raccontarla, ma non auguro a nessuno ciò che ho passato.
Ultimo giorno e la voglia di rientrare a casa
Il terzo giorno è stato il peggiore. Dopo la notte infernale, ero esausta, debilitata, a corto di energie e con la voglia di tornare a casa mia. Ho passato gran parte della mattinata a riposare in hotel. Marco, invece, è andato a fare una passeggiata nei dintorni della Rambla, percorrendola nella sua lunghezza fino a raggiungere il monumento a Colombo. Ha anche scoperto un piccolo caffè dall’ambientazione fiabesca in cui sarei voluta andare se solo fossi stata meglio.
Al suo rientro, ho provato anche io a mettermi in piedi ed uscire. Senza nulla in corpo, alla vista della frutta in una delle tante bancarelle vicino il nostro alloggio, mi è venuta voglia di mangiare qualcosa. Abbiamo acquistato due banane da un signore gentilissimo che ha capito subito che non stavo bene. Si è premurato di dire a Marco di prendersi cura di me e siamo usciti. Dopo aver mandato giù qualche pezzettino di banana, ci siamo diretti verso la metro.
Non potevamo tornare a casa senza aver visto, almeno da fuori, la Sagrada Familia.
Il pomeriggio prima avevo cercato i biglietti online, ma ormai era troppo tardi: tutto esaurito. Avrei dovuto prenderli la settimana prima, quando sul sito c’era ancora disponibilità. Forse è stato un segno del destino visto come è finita la giornata. Eppure, siamo arrivati davanti la basilica lo stesso.
La Sagrada Familia è un esempio architettonico del genio visionario di Gaudì. Dovrebbe essere completata nel 2026. Più di cento anni per realizzare un’opera iniziata nel 1882, ricca di dettagli che non si riescono a cogliere ad una sola visita esterna. Tornerei a Barcellona solo per rivederla meglio, con una mente più lucida, e poterne visitare gli interni e le terrazze. Però, sono contenta di essere riuscita ad arrivare fin lì ed essermi potuta beare della sua maestosità.
Il nostro ultimo giorno si sarebbe potuto concludere lì. Ero ancora troppo debole per afre altro e, così siamo tornati in hotel e siamo usciti solo per andare a cena con la nostra amica. Abbiamo optato per il giapponese Kemo, dove ho potuto ordinare del riso bianco e del ramen semplicissimo. Giuro che è stata una tortura vedere i piatti degli altri senza poterli assaggiare per paura di stare nuovamente male. Abbiamo passato ugualmente un’ottima serata tra chiacchiere e la promessa di rivederci da qualche parte nel mondo prossimamente.
Tutto sommato, Barcellona in 3 giorni non ci ha fatto impazzire. Forse il meteo, forse l’intossicazione alimentare… ma non torneremo tanto presto. Prima ci piacerebbe esplorare altre città spagnole. Intanto, eravamo felici di essere tornati a casa senza che mi fossi sentita nuovamente male e con il prossimo viaggio già in programma.
E a voi è mai capitato di stare male durante un viaggio? Come avete gestito la situazione? Raccontatemelo nei commenti!
Classe 1990, viaggiatrice entusiasta, appassionata di fotografia, siciliana ed expat in UK dal 2014. Ti racconto dei miei viaggi in coppia, dei luoghi della mia terra e di come riuscire a vivere una vita da expat senza perdere la testa.
Purtroppo il tempo e soprattutto non stare bene hanno condizionato il tuo week end, sei riuscita a vedere tanto ma quando non si è in forma si apprezza tutto con più fatica, ti rifarai io è tanto che non torno a Barcellona ma ne ho un buon ricordo
Ho visitato Barcellona diversi (tanti) anni fa durante una deviazione a caz… ehm… non programmata. Al tempo si riusciva a visitate tutto senza prenotare mesi prima e in pochi giorni eravamo riusciti a vedere moltissime cose e pure a entrare in intimità con diverse cerveza ma era estate, c’era il sole e tutto sembrava coloratissimo e vivace.
Personalmente non sono mai stata male mentre ero in viaggio ma abbiamo “perso” un’amica in quel di Bucarest a causa di un virus gastrointenstinale modello fronte/retro e ci è toccato tornare a casa in velocità. Non oso immaginare quanto sia brutto star male in viaggio ma ti auguro che la prossima volta vada meglio perchè Barcellona con il sole merita tantissimo!
Sicuramente le cerveza aiutano sempre ahahah Prima o poi tornerò ma al momento faccio passare qualche anno
Oh come mi dispiace che sia andato tutto storto o quasi, credo che il mal tempo non aiuti a far apprezzare un luogo, però devo dire che anche con il sole a me Barcellona non mi ha convinta del tutto
Che peccato che non sia andato bene questo viaggio! A Barcellona torno quasi ogni anno a novembre o dicembre e sono sempre stata molto fortunata con il meteo.
Ecco finalmente qualcuno che la pensa come me sui churros: uno o due vanno bene, ma più di così si rischia il coma glicemico. Proprio lo scorso autunno mi sono fatta tentare da una churrería nel barrio gotico e ho avuto la nausea fino a sera (colpa anche dell’olio di cottura usato forse cento volte).
Mi dispiace tantissimo per l’intossicazione alimentare, è davvero terribile (a me era capitato in Puglia con il pesce crudo). Non voglio fare nomi, ma per caso il ristorante ha nel nome uno o più gatti? Se il posto è quello, ci sono stata due o tre anni fa con una coppia di amici che lo adorano. Non sono stata malissimo, ma la notte sarebbe stata abbastanza difficile da affrontare senza l’aiuto dell’antiacido!
Giuro che avevo altissime aspettative. Ti leggo sempre con piacere e so quanto ami Barcellona e speravo anche io di innamorarmi della città ma, ahimè, così non è stato. Le darò una seconda chance prima o poi ma credo che visiterò altro in Spagna prima.
Noi avevamo preso solo 5 churros ma credo che fossero cotti e riscaldati male e quindi non ha aiutato. A Londra li ho mangiati due volte e mai avuto questo senso di nausea dopo.
Il ristorante ha il nome di uno strumento musicale ma avevo visto online quello con i gatti nel nome e stavamo per andarci ma era tutto pieno. Destino che dovevo stare male😅
Da evitare quello dei gatti! Forse era proprio destino 😅
Salvo di Barcellona solo le autentiche creazioni di Battlò. Per il resto l’ho sempre trovata caotica, sporca, poco accogliente e sempre con i ladri sull’attenti, soprattutto zona Rambla e Sagrada Familia. Perciò quando arrivo in città cerco sempre qualche dimora o museo interessante in cui chiudermi.
Non sono mai stata a Barcellona e ho sentito opinioni contrastanti sulla città. Certo il pessimo meteo non ha aiutato e ci mancava soltanto la brutta nottata: non dormire è la cosa più brutta per me e ti capisco, quando poi è per un problema di salute è ancora peggio. Spero che ora tu stia meglio, magari un giorno darai un’altra possibilità a questa città!
Fortunatamente il mio stomaco è migliorato dopo due-tre giorni e ormai il viaggio a Barcellona risale a maggio, ma grazie per la premura. 🥰
A parte il fatto che pioveva e che purtroppo sei stata poco bene non mi sembra che il week end sia stato catastrofico. Alla fine sei riuscita a vedere moltissimo della città e anche ad apprezzare alcuni dettagli. Certo, non è scattato il colpo di fulmine è vero ma non ci si può innamorare di tutte le destinazioni che visitiamo e tu sei stata onesta e sincera nella tua descrizione
Diciamo che non è stato neanche rilassante, non ci siamo fatti fermare dalla pioggia però avevamo alte aspettative e quello non ha aiutato.